È entrato oggi in vigore l’annunciato regolamento della Commissione Ue per concedere, in risposta alle proteste degli agricoltori in sella ai loro trattori, un’esenzione parziale dalla norma sull’obbligo di lasciare il 4% dei terreni a riposo. La deroga varrà per tutto l’anno in corso.
Al contempo anche dal Governo Meloni è arrivata una mancia in risposta alle proteste, che prevede una proroga biennale per l’esenzione dell’Irpef agricola per i redditi agrari e dominicali fino a 10mila euro, e la riduzione del 50% dell’importo per i redditi tra i 10mila e i 15mila euro.
Un provvedimento che «è stato proposto dal Governo su mio preciso indirizzo», sottolinea la premier Meloni, mentre il ministro Lollobrigida insiste sulla «revisione della direttiva Habitat, affinché, sulla base di dati scientifici, sia consentito contenere il numero dei grandi carnivori», in altre parole l’abbattimento dei lupi.
Ma evidentemente tutto ciò non è bastato a calmare gli animi, dato che per domani alle 15 è prevista una maxi sfilata degli agricoltori a Roma, coi trattori al Circo Massimo.
In questa girandola di proteste e prebende, il mondo ambientalista prova a mantenere acceso un faro di razionalità. Dopo gli interventi della coalizione #CambiamoAgricoltura e di Legambiente, il Wwf apre oggi le porte al dialogo con gli agricoltori in protesta, cercando di separare i temi legittimi da quelli pretestuosi quanto controproducenti.
«A chi produce il grano che diventa farina, pasta, biscotti sugli scaffali dei negozi al dettaglio va meno del 10% del costo finale sostenuto dal consumatore – denunciano gli ambientalisti del Panda – Le responsabilità di questa penalizzazione economica vanno cercate lungo tutta la filiera, non solo nell’industria e nella grande distribuzione, che di norma non acquistano le materie prime e i prodotti agricoli (frutta e verdura) direttamente dalle piccole e medie aziende agricole, ma anche tra i vari soggetti intermediari, come i consorzi agrari (oggi controllati per la maggior parte da Coldiretti) o le Organizzazioni dei produttori (Op)».
Rispetto a questi problemi, le concessioni del Governo sulla parziale esenzione Irpef «sono una goccia nel mare di problemi che gli agricoltori devono affrontare, spesso senza un adeguato supporto delle associazioni di categoria, compromesse da evidenti conflitti d’interesse».
Ma in tutto questo il Green deal, e in particolare le due strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, non hanno alcuna responsabilità. Semplicemente perché non hanno neanche iniziato a dispiegare i loro effetti.
«Queste due strategie – evidenzia nel merito il Wwf – sono ad oggi rimaste solo una enunciazione di principi senza una reale e concreta applicazione ai sistemi agricoli, non essendo stati approvati i vari strumenti attuativi, come nel caso del Regolamento per l’uso sostenibile dei pesticidi. Attribuire, quindi, al Green deal la responsabilità dei problemi degli agricoltori è una assurdità, una narrativa fuorviante, alimentata dai soggetti che hanno visto un rischio per i loro profitti negli obiettivi di riduzione dell’uso di pesticidi, fertilizzanti chimici e antibiotici».
In compenso la crisi climatica, che il Green deal si propone di combattere – senza dimenticare che un terzo del bilancio Ue è destinato proprio all’agricoltura, tramite la Pac – è già una realtà assai dolorosa: nella stagione agraria 2023, gli effetti devastanti del cambiamento climatico hanno determinato perdite di resa del 10% per i seminativi e fino al 70% per frutta e verdura.
«La transizione ecologica dell’agricoltura non potrà mai essere attuata contro gli agricoltori: al contrario, è essenziale un loro protagonismo attivo», rimarcano dal Wwf, ma non è possibile fare di tutta l’erba un fascio: «Non possono essere messi sullo stesso piano gli agricoltori e gli allevatori biologici con gli agricoltori che praticano una agricoltura avvelenata o gestiscono allevamenti intensivi. Questi ultimi sono poco propensi al cambiamento spesso per disinformazione, abitudine o strumentalizzazione da parte di chi ha interesse a vendere a caro prezzo mezzi tecnici, pesticidi e fertilizzanti chimici».
Per ottenere risultati utili alla transizione ecologica quanto agli agricoltori, dunque, occorre sgombrare il campo dagli equivoci: «Una contrapposizione tra agricoltori e ambientalisti sui temi della transizione ecologica non facilita la comprensione e la risoluzione dei problemi», rimarcano gli ambientalisti.
Per questo il Wwf Italia invita ad un confronto costruttivo i portavoce e i rappresentanti degli agricoltori a partire da quelli che domani manifesteranno a Roma.
«La nostra sede è aperta, pronta per accogliere una delegazione di agricoltori che animano questa protesta – dichiara Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf – per avviare un dialogo sui temi della sostenibilità ambientale ed economica dell’agricoltura, che solo apparentemente ci vedono su fronti contrapposti».