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Biologico: Anabio-Cia, intervenire su fisco e burocrazia per rilanciare settore

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Procedure di certificazione più snelle, campagne informative e di comunicazione per incentivare i consumi, meno burocrazia nella fase di conversione al biologico e in quella di mantenimento, sgravi fiscali per i produttori del bio, uniformità in Europa riguardo a produzione, commercializzazione e controlli nel comparto e maggiori sostegni a ricerca, innovazione e formazione per il settore. Sono questi i sei pilastri su cui costruire il futuro dell’agricoltura biologica oggetto del memorandum messo a punto da Anabio, l’associazione di Cia-Agricoltori Italiani per la promozione del settore, che oggi è tornata a parlarne in Assemblea nazionale, a Roma, ribadendo le priorità per rilanciare le produzioni bio nazionali.

In Italia, infatti, il settore continua a crescere in termini di superfici e operatori del bio: sono 2,4 milioni gli ettari coltivati (+ 7,5%) con un’incidenza media sulla Sau totale prossima al 19% (quasi un campo su cinque) e ben oltre quota 92 mila gli addetti, 83 mila le aziende, quasi il 10% in più rispetto a quattro anni fa. Eppure, il peso del bio nella Gdo è fermo al 3% per un giro d’affari sui 2,1 miliardi di euro.

“Dobbiamo fare di più e tutelare il podio europeo del biologico Made in Italy anche sul fronte dei consumi -ha detto il presidente nazionale di Anabio-Cia, Giuseppe De Noia-. La crescita del mercato interno deve superare e consolidare la doppia cifra (+9% nel 2023). Per questo bisogna accelerare con il Piano d’azione nazionale per il bio e fare la differenza, soprattutto con iniziative concrete e mirate che diffondano in modo più organico e capillare, corrette informazioni sul valore delle produzioni biologiche”.

Il tema della contrazione dei consumi è, dunque, per Anabio-Cia il nodo al pettine del settore, rischio e opportunità da affrontare subito attraverso strumenti che agevolino l’aggregazione della domanda, anche tramite i contratti di rete, i distretti bio, le intese di filiera e le Organizzazioni interprofessionali.

Da parte di Anabio-Cia massimo impegno a collaborare per portare a casa questi obiettivi. Esemplare la campagna attivata con IBMA Italia, ormai quasi cinque anni fa, per la diffusione del biocontrollo e la difesa fitosanitaria delle colture. Promozione della conoscenza scientifica, sperimentazione e divulgazione sono fondamentali per un nuovo protagonismo delle imprese vocate al bio, così come altrettanto strategico è il progetto avviato da Anabio-Cia, e finanziato dal Masaf, sul connubio tra tradizione e innovazione nel settore, che ha già portato seminari formativi in 10 regioni d’Italia coinvolgendo più di 70 operatori biologici. Punta a raggiungere le 100 unità entro l’anno, implementando servizi di consulenza e aggiornamento tecnico specialistico. La promozione, il tassello chiave che fa spazio all’eccellenza delle produzioni bio nelle più importanti partecipazioni fieristiche di Cia, dal Vinitaly al Macfrut.

“Per il biologico è ancora più evidente la rilevanza di un patto produttori-consumatori e il ruolo delle istituzioni nell’agevolare un comparto che è espressione distintiva di sostenibilità -ha concluso il presidente De Noia. Va creato un canale di tutela per l’agricoltura bio, che sostenga il reddito delle imprese agricole del comparto, anche segnate dai cambiamenti climatici, e favorisca gli acquisti, anteponendo la qualità alla variabile prezzo”.

Apre la prima SoLongevity Clinic

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SoLongevity è un’azienda pionieristica nel campo dello studio dei meccanismi alla base della longevità e delle strategie per promuoverla. Recentemente, ha aperto la sua prima clinica a Milano, un avvenimento significativo nell’ambito della medicina della longevità. La clinica ha introdotto protocolli innovativi di ringiovanimento fisiologico con l’obiettivo di determinare l’età biologica dei pazienti e suggerire interventi personalizzati per mantenere e migliorare la salute nel tempo. I programmi medici offerti dalla clinica sono il frutto del lavoro del Comitato Scientifico di SoLongevity. Questo team di esperti ha sviluppato tali protocolli seguendo i principi della Medicina di Precisione, un approccio che mira a contrastare gli squilibri dell’invecchiamento e a potenziare le capacità naturali di rigenerazione dell’organismo. SoLongevity si distingue come una delle realtà più avanzate nel campo della Longevity Medicine, specializzandosi nello studio dell’invecchiamento e sviluppando nuovi approcci diagnostici, protocolli di ringiovanimento fisiologico e formulazioni nutraceutiche all’avanguardia. Situata in via Petrella 6, Milano, la SoLongevity Clinic offre una gamma di programmi, tra cui il check-up Age360° Program e il BioClock SoLongevity. Questi programmi sono progettati per determinare l’età biologica dei pazienti e pianificare strategie di salute personalizzate. Il programma Age360° rappresenta una soluzione integrata che sfrutta le più recenti conoscenze scientifiche sulla longevità per favorire un ringiovanimento fisiologico significativo. L’obiettivo è promuovere e stimolare i meccanismi naturali di regolazione del nostro organismo. Questo programma si articola in due fasi principali: una diagnostica e una terapeutica. La fase diagnostica trova la sua massima espressione nell’Age360° Lab, un check-up che comprende una serie di moduli avanzati per una valutazione precisa delle performance fisiologiche di ciascun individuo. I risultati ottenuti possono suggerire l’attivazione di ulteriori moduli diagnostici specialistici o la definizione di un piano terapeutico mirato per correggere gli squilibri rilevati e raggiungere gli obiettivi di salute stabiliti. A partire dall’autunno del 2024, questa fase diagnostica sarà ulteriormente arricchita con una valutazione dettagliata del processo di invecchiamento biologico e delle diverse componenti che lo influenzano. SoLongevity non si limita a suggerire interventi terapeutici per il ringiovanimento, ma punta anche a una comprensione approfondita dei processi biologici che regolano l’invecchiamento. Grazie ai suoi protocolli avanzati, la clinica rappresenta un punto di riferimento per chi desidera intraprendere un percorso di salute su misura, basato su una precisa definizione della propria età biologica e su interventi mirati a migliorare il benessere generale.

FORUM 2024 LIBERTÀ DI MOVIMENTO: UN VALORE PER LA NUOVA EUROPA TECNOLOGIE E DATI PER ALLINEARE OBIETTIVI AMBIENTALI, INDUSTRIALI E SOCIALI

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STUDIO DEL POLITECNICO DI MILANO – La via verso le “emissioni zero” passa dal paradigma della neutralità tecnologica: fissato un “budget” annuo di emissioni per ogni vettura circolante, ciascun automobilista diventa consapevole e responsabile del proprio impatto ambientale. Le Green Box possono diventare utili strumenti per una gestione sostenibile della transizione ecologica.

STUDIO DEL MIT SENSEABLE CITY LAB – Per la prima volta un’analisi puntuale sulla variazione dei tempi di percorrenza e delle emissioni di inquinanti e gas serra in vari scenari di riduzione dei limiti di velocità a 30 km/h: tempi di viaggio pressoché immutati e non migliora l’inquinamento.

Dopo aver calcolato l’E-Private Mobility Index – ossia la percentuale di veicoli tradizionali (a motore endotermico) che può essere effettivamente sostituita da veicoli elettrici – nelle province di Roma, Brescia e Bari – il Politecnico di Milano, basandosi su dati anonimi provenienti dai dispositivi telematici UnipolTech[1]  ha determinato che a Milano la percentuale di auto compatibili col passaggio al full electric è pari al 40%.

Percentuale che si riduce a circa il 20% aggiungendo la condizione di breakeven economico ovvero, la convenienza dell’investimento per il passaggio all’auto elettrica tenendo conto che in Italia 8 anni è la durata media di proprietà di un’auto privata.

È quindi facile prevedere che anche a Milano nel futuro il parco auto rimarrà ancora in gran parte termico.

 

Partendo quindi dall’assunto che il parco auto rimarrà ancora composto da veicoli tradizionali il PoliMi – prendendo come riferimento i Km concessi con il Move-In della Regione Lombardia[2]– ha trasformato il tetto chilometrico definito per ogni categoria di auto Euro 4, Euro 5 ed Euro 6 pre e post 2017 sia diesel che benzina – in un equivalente “budget” di emissioni di CO2 ed NOx.

 

Assumendo, ad esempio, come budget annuo di emissione cumulata di NOx (ossidi di azoto) il valore di 2250g (ottenuto trasformando gli attuali limiti chilometrici utilizzati dal “Move-in” in Lombardia in emissioni di NOx), vi sono vetture di classe EURO4 diesel che raggiungono questo limite dopo soli 1.300km percorsi, mentre altre – sempre della stessa classe EURO4 diesel – che raggiungono questo budget dopo quasi il doppio del chilometraggio: 2.300km.

 

Restringendo il confronto tra due auto identiche per alimentazione, marca e modello si dimostra che a fronte di uno stesso budget di emissioni di 2.700Kg di CO2 una vettura consuma il budget con 15.900km e l’altra vettura con 18.300 km. La differenza è data solamente dal diverso stile di guida.

 

Se, alle stesse autovetture, applichiamo un budget di emissioni molto più ristretto, pari a 400Kg, i km percorsi variano da 2.300 a 2.00 km.

 

Il risultato essenziale che si deduce da questa analisi è che facendo uso di dispositivi telematici ed algoritmi in grado di stimare le effettive emissioni cumulate di un veicolo, è possibile implementare una politica di misurazione delle emissioni con neutralità tecnologica: fissato il budget annuo di emissioni per ogni vettura circolante si può lasciare completa libertà al cittadino di scegliere la propria soluzione comportamentale e tecnologica.

 

I risultati di questa ricerca sono stati presentati oggi presso la Triennale di Milano durante il terzo forum di The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità, promosso dal Gruppo Unipol in collaborazione con  l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo,  con l’Alto Patrocinio del Parlamento europeo, con il Patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, di AGID – Agenzia per l’Italia Digitale, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica,  della Regione Lombardia, dell’ANCI. Il Think Tank nasce per promuovere una piattaforma permanente di discussione, di condivisione di idee, ricerche e case studies tra stakeholders istituzionali, università e aziende impegnate ogni giorno per costruire la mobilità sostenibile del futuro: connessa, autonoma, integrata e green.

 

Sergio Savaresi, Direttore Dipartimento Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council, ha dichiarato: “Lo studio mostra come sia possibile stimare le emissioni di sostanze inquinanti e di CO2 attraverso box telematiche installate a bordo veicolo. Questa potenzialità tecnica potrebbe aprire le porte ad un radicale cambio di paradigma nelle restrizioni all’uso delle automobili: non più strette limitazioni sulla classe EURO, ma l’assegnazione di un budget annuo di emissioni che ogni cittadino può utilizzare attraverso un mix di tecnologia della vettura, intensità di utilizzo (km/anno), e stile di guida. E’ un nuovo approccio che può garantire neutralità tecnologica, inclusività, e responsabilizzazione del cittadino nel percorso verso una mobilità sostenibile.”

 

 

Successivamente Carlo Ratti Direttore MIT Senseable City Lab e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council – ha presentato una ricerca del MIT Senseable City Lab, in collaborazione con UnipolTech che ha l’obiettivo di stimare l’impatto della riduzione dei limiti di velocità a 30 km/h in termini di tempi di viaggio e le emissioni di inquinanti e gas serra all’interno delle aree urbane. La metodologia di questo studio – che costituisce una assoluta novità – può essere adottata dai Comuni per meglio predire le conseguenze delle scelte di viabilità.

Le città che hanno applicato la riduzione dei limiti di velocità urbani a 30 km/h lo hanno fatto con l’obiettivo di rendere le città più vivibili, sicure e meno rumorose. Tuttavia, fino ad oggi gli studi scientifici a supporto di tali affermazioni sono scarsi e non hanno avuto a disposizione grandi quantità di dati. Questo studio – con focus sul Comune di Milano – per la prima volta simula in modo sistematico ed oggettivo la variazione dei tempi di percorrenza, e delle emissioni di inquinanti e gas serra, in vari scenari di riduzione dei limiti di velocità urbani.

I risultati principali della ricerca sono i seguenti.

 

Tempi di Viaggio: La riduzione del limite di velocità nei vari scenari ha mostrato un lieve aumento dei tempi di percorrenza, con un incremento del tempo di viaggio “medio” che va da 2 secondi (in uno scenario di riduzione dei limiti in tutte le strade della zona più centrale del comune di Milano) al massimo di 89 secondi (nello scenario di riduzione dei limiti a tutte le strade non primarie sull’intero territorio cittadino). Tuttavia, l’impatto varia significativamente a seconda della zona e del tipo di strada, con aumenti più marcati durante le ore di punta.

 

Emissioni di Inquinanti: in generale la riduzione della velocità a 30 km/h porta a un aumento delle emissioni di monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM), soprattutto nelle ore più trafficate del giorno. Questo aumento è attribuibile principalmente ai parametri di progettazione dei motori termici, che sono progettati per avere la migliore efficienza di consumo intorno ai 70-80 km/h. Nel caso di applicazione del limite di velocità a 30km/h nell’intero territorio del Comune di Milano, le emissioni di CO2 sono previste aumentare del 1.5%, mentre quelle di PM – particolarmente nocivi per la salute umana – del 2.7%.

 

In futuro l’analisi sarà estesa anche agli impatti sulla sicurezza stradale esaminando i dati relativi ad eventi di frenata/accelerazione improvvisa (“harsh events”) associati ad un maggior rischio di incidenti. Gli “harsh events” saranno messi in relazione con i “profili di velocità” di ogni singola strada, al fine di quantificare se e quanto una riduzione delle velocità si traduca in un incremento della sicurezza stradale.

 

Carlo Ratti ha dichiarato:” I risultati presentati al The Urban Mobility Council sono i primi di una ricerca che estenderà il suo raggio d’azione per aiutare sempre di più le amministrazioni a prendere decisioni migliori per la gestione della mobilità urbana. Grazie ai dati che ci forniscono i sistemi di trasporto, tra cui le applicazioni telematiche di Unipol, capiremo come e fino a che punto la riduzione dei limiti di velocità nelle nostre città potrà accelerare il progresso verso città più sane, sicure e vivibili.”

 

 

Al forum sono intervenuti, insieme a Carlo Cimbri, Presidente Unipol: Paola Carrea, Direttore Generale UnipolTech; Carlo Corazza, Direttore Ufficio in Italia del Parlamento europeo; Carlo Fidanza, Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR); Attilio Fontana,  Presidente Regione Lombardia; Federico Fubini, Vicedirettore Corriere della Sera; Stefano Genovese, Head of Institutional & Public Affairs Gruppo Unipol e Coordinatore Think Tank “The Urban Mobility Council”; Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma; Raffaella Lucarno, Head of Biorefining & Supply Enilive; Andrea Malaguti, Direttore La Stampa; Carlo Ratti, Direttore MIT Senseable City Lab e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council; Giuseppe Sala,  Sindaco di Milano; Alessandro Sallusti, Direttore Il Giornale; Sergio Savaresi, Direttore Dipartimento Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council; Benedetta Scuderi, Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea; Pierpaolo Settembri, Head of Unit for Coordination and Planning, DG Move e Membro del Comitato di Indirizzo The Urban Mobility Council; Lavinia Spingardi, giornalista Sky Tg24.

 

[1] UnipolTech è la società del Gruppo Unipol che offre ai clienti UnipolSai soluzioni e servizi innovativi, per soddisfare le loro esigenze attraverso l’uso delle ultime novità tecnologiche. Sviluppa dispositivi telematici per garantire sicurezza e assistenza immediata: in viaggio, a casa o a lavoro. UnipolTech è leader in Italia e in Europa per la telematica in auto, con più di 4,2 milioni di scatole nere installate.

[2] MoVe-In è un’iniziativa dedicata ai veicoli inquinanti soggetti a limitazioni, lanciata dalla Regione Lombardia nel 2019 e a cui successivamente hanno aderito anche Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, che consiste in una deroga chilometrica monitorata attraverso black-box.

 

Comuni Rifiuti Free: 698 Esempi di Virtuosità Italiana

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In Italia, il tema della gestione dei rifiuti urbani sta assumendo sempre più importanza, e i recenti dati confermano questa tendenza. In particolare, il Nord Italia continua a distinguersi per l’efficienza nella raccolta differenziata e nella gestione dei rifiuti, con il Veneto che emerge come regione leader. Tuttavia, è importante sottolineare che anche il Sud sta facendo significativi progressi, registrando una crescita costante e significativa. Secondo il dossier “Comuni Ricicloni”, presentato durante l’Ecoforum organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, sempre più comuni italiani sono considerati “Rifiuti free”. Questo traguardo si raggiunge quando un comune riesce a ridurre la produzione pro capite di rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento al di sotto dei 75 kg per abitante all’anno. Il rapporto del 2023, svelato a Roma il 4 luglio e trasmesso anche in diretta streaming, dimostra un aumento significativo di comuni virtuosi rispetto all’anno precedente. In dettaglio, nel 2023, i comuni virtuosi sono saliti a 698, registrando un incremento dell’11% rispetto al 2022. Questo significa che sempre più città adottano pratiche efficaci nella gestione dei rifiuti, coinvolgendo ora 4.058.542 cittadini, ovvero il 6,9% della popolazione italiana, rispetto al 6% dell’anno precedente. Il Nord Italia, con i suoi 434 comuni virtuosi, si conferma in testa nella gestione dei rifiuti, ma è la crescita del Sud a destare particolare interesse, con 231 comuni virtuosi, un aumento del 23,8% rispetto all’anno passato. Al confronto, il Centro Italia rimane stabile, con 33 comuni riconosciuti virtuosi, solo tre in più rispetto all’anno precedente. Un’analisi più dettagliata mostra che i comuni sotto i 5.000 abitanti sono quelli che ottengono i migliori risultati nella gestione dei rifiuti, rappresentando ben 450 dei comuni virtuosi totali. Seguono 196 comuni con una popolazione tra 5.000 e 15.000 abitanti e 48 comuni oltre i 15.000 abitanti, inclusi alcuni capoluoghi di provincia. In particolare, i comuni del Nord-Est, come Treviso, Belluno, Trento e Pordenone, si distinguono per le loro eccellenti pratiche di gestione dei rifiuti. Il Veneto, a livello regionale, continua a primeggiare, confermandosi regione guida nella gestione efficiente dei rifiuti. Questo successo è attribuibile a politiche efficaci, a un’organizzazione ben strutturata e a una forte sensibilizzazione della popolazione. L’impegno collettivo e la cooperazione tra amministrazioni locali, cittadini e imprese risultano essere fondamentali per raggiungere questi traguardi. In sintesi, l’Italia sta compiendo notevoli progressi nella gestione dei rifiuti urbani, con sempre più comuni che adottano soluzioni sostenibili e innovative. Il dossier “Comuni Ricicloni” offre una chiara fotografia di questo impegno, evidenziando le best practices e incoraggiando altre città a seguirne l’esempio. Il percorso è ancora lungo, ma i segnali sono positivi e indicano un futuro sempre più attento alla sostenibilità e all’ambiente.

Dott pubblica il suo Rapporto di Sostenibilità 2023: emissioni di CO2 ridotte del 20% e rigenerazione di 18.000 veicoli

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Dott, leader nel settore della micromobilità urbana in sharing, annuncia oggi la pubblicazione del suo terzo Rapporto Annuale di Sostenibilità, che dimostra i progressi portati avanti nella trasformazione della mobilità urbana nelle città, nella riduzione dell’impatto ambientale e nella creazione di un team diversificato e inclusivo.

Due anni fa, Dott ha pubblicato il suo primo Rapporto, il primo nel settore ad essere conforme agli standard del Global Reporting Initiative (GRI). Oggi, la terza edizione copre i progressi compiuti nel 2023 e dimostra il continuo impegno dell’azienda verso la trasparenza, con più informazioni che mai.

I principali risultati del 2023 includono:
Oltre 80 milioni di km percorsi con le nostre e-bike e i nostri monopattini elettrici: stiamo favorendo un maggiore utilizzo di mezzi di trasporto a basse emissioni di carbonio, rendendoli più accessibili per i residenti delle periferie e le comunità meno servite.

Maggiore durata della vita dei veicoli, -49% di rifiuti prodotti e -20% di CO2 emessa:
 abbiamo perseguito incessantemente la circolarità, rigenerando 18.000 veicoli e 10.000 componenti presso le nostre strutture dedicate.

+14 punti percentuali di donne in ruoli dirigenziali e 2 nuovi ERG – Employee Resource Group, gruppi volontari di dipendenti:
 abbiamo investito nell’inclusione di genere, compiendo passi avanti nel nostro impegno nell’essere una società equa, diversificata e inclusiva.

Sebbene il 2023 sia stato un anno fondamentale, stiamo già guardando al futuro. Ora, come TIER-Dott nel 2024, abbiamo le dimensioni e l’esperienza congiunta per creare un cambiamento ancora più grande e duraturo nelle nostre città, mantenendo al contempo il nostro approccio responsabile.

“Innovazione e Sfide nel Settore Oil & Gas: Un’Analisi dei Costi di Manutenzione nel 2024”

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Negli ultimi anni, l’industria del petrolio e del gas ha vissuto una serie di cambiamenti significativi, con un’attenzione sempre maggiore ai costi di manutenzione delle infrastrutture. Tra il 2021 e il 2023, i costi operativi legati alla manutenzione delle strutture petrolifere e gasiere hanno visto un incremento del 15%, una tendenza che sembra destinata a persistere anche nel 2024. Questo aumento è dovuto principalmente all’incremento dei prezzi delle materie prime necessarie per le operazioni di manutenzione e alla necessità di adottare tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza e la sicurezza delle operazioni. Inoltre, la pandemia di COVID-19 ha complicato ulteriormente la situazione, creando disfunzioni nelle catene di approvvigionamento e aumentando i costi logistici. Per affrontare queste sfide, nel 2024 le aziende del settore petrolifero e del gas stanno adottando nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e il machine learning, per prevedere e prevenire guasti, ottimizzando i tempi di intervento. Questi sistemi di manutenzione predittiva permettono di monitorare in tempo reale le condizioni degli impianti, riducendo così il rischio di costose interruzioni operative. La digitalizzazione e l’automazione stanno diventando componenti essenziali per migliorare l’efficienza operativa e contenere i costi. Sebbene gli investimenti iniziali in queste tecnologie possano essere elevati, rappresentano una strategia a lungo termine per garantire sostenibilità e competitività. Nel 2024, si stima che l’adozione di queste tecnologie possa ridurre i costi di manutenzione fino al 20%, comportando notevoli risparmi e migliorando la resilienza complessiva delle operazioni. Un altro fattore che ha avuto un impatto significativo sul mercato globale del petrolio e del gas nel 2024 è la guerra in Ucraina. Questo conflitto ha avuto conseguenze devastanti, restringendo drasticamente le esportazioni di gas dalla Russia verso l’Europa e costringendo molti paesi a cercare alternative per il loro approvvigionamento energetico. Nel 2022, a causa di queste restrizioni, i prezzi del gas naturale hanno raggiunto livelli record, con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza energetica e ha portato a un’ulteriore diversificazione delle fonti di energia. In definitiva, l’industria del petrolio e del gas si trova di fronte a un periodo di grandi sfide ma anche di opportunità. L’aumento dei costi di manutenzione e le complicazioni logistiche legate alla pandemia, oltre agli impatti geopolitici della guerra in Ucraina, stanno spingendo le aziende a innovare e ad adottare tecnologie avanzate. L’adozione di intelligenza artificiale e machine learning, così come la digitalizzazione e l’automazione, sono passi cruciali per migliorare l’efficienza operativa, ridurre i costi e garantire la sostenibilità a lungo termine in un mercato globale sempre più volatile e competitivo.

Fonte: https://www.misterworker.com/it/

L’economia circolare crea lavoro: il 50% degli italiani concorda

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I risultati del sondaggio Ipsos sugli italiani e l’ambiente sono stati presentati durante l’undicesima edizione dell’Ecoforum, organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club. Questo sondaggio ha cercato di capire l’opinione degli italiani su vari temi legati alla sostenibilità ambientale e alle politiche energetiche del paese. Nonostante il Governo Meloni stia promuovendo l’uso dell’energia nucleare, prevedendo nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) una quota di nucleare che potrebbe raggiungere tra l’11% e il 22% del mix energetico entro il 2050, gran parte della popolazione italiana sembra non essere d’accordo. I dati del sondaggio Ipsos, commissionato da varie organizzazioni come Legambiente, Kyoto Club, CONOU e Editoriale Nuova Ecologia, mostrano chiaramente che il 75% degli intervistati considera il nucleare una soluzione non praticabile attualmente. Ritengono che questa fonte energetica sia troppo pericolosa e poco conveniente come alternativa. Solo il 25% degli intervistati sostiene l’idea di un ritorno al nucleare, considerandola una possibile soluzione data la complessità della situazione energetica globale. La maggior parte dei cittadini italiani crede che il paese debba fare di più per promuovere le energie rinnovabili, l’economia circolare e combattere la crisi climatica in corso. Fonti energetiche pulite e un’economia circolare sono visti come strumenti chiave per creare nuovi posti di lavoro verdi. Più della metà degli italiani intervistati ritiene che in futuro ci sarà un incremento di queste opportunità lavorative. Il sondaggio ha evidenziato due priorità per l’azione governativa: il 54% degli intervistati pensa che il governo dovrebbe incentivare la produzione e l’uso di energie rinnovabili e promuovere lo sviluppo dell’economia circolare; il 38% ritiene che le amministrazioni dovrebbero semplificare i processi autorizzativi per gli impianti di energie rinnovabili e per i progetti di economia circolare. Riguardo la crisi climatica, è cresciuta la consapevolezza tra i cittadini sulle conseguenze economiche e sugli impatti su territori e salute. Un dato significativo è che il 61% degli intervistati attribuisce l’aumento dei disastri naturali alla crisi climatica. Inoltre, il 45% degli intervistati riconosce che i cambiamenti climatici influenzano il costo della vita in generale, e il 44% li associa a un aumento dei costi legati a vari settori. Questi risultati sottolineano una chiara tendenza degli italiani a preferire soluzioni sostenibili e a ritenere che le politiche energetiche debbano orientarsi verso la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di tecnologie verdi, piuttosto che puntare su fonti energetiche controverse come il nucleare.

Acquisizione BaxEnergy: la Sicilia Hi-Tech piace al Giappone

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Yokogawa acquisisce l’azienda siciliana che sviluppa tecnologie per l’energia rinnovabile, impiegata in 2mila centrali elettriche nel mondo

La Sicilia come punto di riferimento mondiale per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche dedicate all’energia rinnovabile. È uno degli obiettivi green di Yokogawa, che con la nuova acquisizione di BaxEnergy mira a un più ampio piano di investimenti. Il campus di ricerca BaxEnergy creato nel territorio etneo dall’ingegnere Simone Massaro presenta notevoli punti di forza, le competenze e i team necessari per avviare il processo di decarbonizzazione su scala mondiale. Inoltre il connubio tra la tecnologia della siciliana BaxEnergy e la scala globale della Yokogawa creerà nuove opportunità per i giovani ricercatori italiani.

L’acquisizione sarà ufficialmente presentata giovedì 11 luglio alle ore 9.30 al Centro di Cooperazione Internazionale “Free Mind Foundry” – Via Sclafani 40/B, Acireale (CT) – durante la conferenza che vedrà la partecipazione delle Istituzioni e di una delegazione dal Giappone. Aprirà il presidente del CDA e amministratore delegato di BaxEnergy Simone Massaro; seguiranno i saluti istituzionali del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, del sindaco della Città Metropolitana di Catania Enrico Trantino, dell’assessore regionale per l’Economia Marco Falcone, del magnifico rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo, dell’ex presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Massimo Inguscio. Poi l’intervento del presidente e CEO di Yokogawa Electric Corporation Hitoshi Nara, prima della chiusura di Massaro. Alle 11.00 in programma il tour guidato del Campus di Free Mind Foundry.

Con 110 anni di storia ed un fatturato di quasi 4 miliardi di euro, il gigante industriale giapponese è riconosciuto come leader mondiale nel settore dell’automazione industriale e delle soluzioni di controllo distribuito: Yokogawa, fondata a Tokyo nel 1915,  opera attraverso una rete globale di 127 uffici distribuiti in 59 paesi, impiegando quasi 18mila dipendenti.

Fondata nel 2010 dall’ ingegnere Simone Massaro, BaxEnergy rappresenta un gioiello tecnologico nel panorama italiano e sviluppa tecnologie avanzate per la gestione di centrali ad energia rinnovabile, includendo l’energia eolica, solare, idroelettrica, e la nuovissima tecnologia ad idrogeno verde. La tecnologia BaxEnergy è impiegata in oltre 2mila centrali elettriche nel mondo con una produzione che supera i 120GW di energia rinnovabile ed utilizza sofisticatissimi algoritmi di Intelligenza Artificiale (IA).

Progressivamente, grazie agli investimenti della Yokogawa nella BaxEnergy, l’Italia diventerà il centro nevralgico di un’infrastruttura intelligente in grado di collezionare e analizzare dati provenienti da tutto il mondo con un conseguente miglioramento delle relazioni internazionali e del posizionamento strategico del nostro Paese nel mondo.

Via della Spiga: L’Infiorata che Risveglia l’Umanità

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Hines, un’importante società internazionale specializzata in investimenti, sviluppo e gestione immobiliare, rinnova il suo invito ai Maestri Infioratori di Noto per portare un tocco di magia a Milano. Questo invito riguarda la quarta edizione di “Semina – l’Infiorata di via della Spiga”, un evento straordinario che vedrà il cuore del Quadrilatero della moda trasformarsi in un tappeto di fiori colorati, dal giovedì 4 a domenica 7 luglio. L’obiettivo di questa iniziativa è non solo decorare la città, ma anche “seminare” nuove idee che possano stimolare la crescita e lo sviluppo urbano. In collaborazione con l’Associazione Amici di Via della Spiga e con il supporto dei Comuni di Milano e di Noto, “Semina” è diventato un appuntamento fisso del calendario meneghino. Questo evento permette ai cittadini e ai visitatori di “percorrere” la bellezza floreale, lasciando un segno concreto nella città. L’iniziativa non si limita solo alla decorazione, ma promuove anche la riflessione sull’importanza del bene comune attraverso l’arte. Il tema dell’edizione 2024 è “YOUMANITY”, un concept creativo e una chiamata all’azione che invita tutti a riscoprire, celebrare ed esprimere la propria umanità. Vivere autenticamente e responsabilmente è il messaggio centrale, con l’obiettivo di migliorare il benessere personale, quello degli altri e dell’intero pianeta. Circa 60 Infioratori, con la loro straordinaria abilità, interpreteranno varie sfaccettature della parola “umanità”, offrendo un invito esplicito a valorizzare i principi di solidarietà, partecipazione e rispetto. L’iniziativa promossa da Hines si inserisce in un ampio programma di attivazioni mirate a coinvolgere la comunità locale e a sviluppare un forte senso di responsabilità civica e sociale. Quest’anno, l’evento ha beneficiato anche del sostegno di diversi sponsor illustri, tra cui Moschino, uno dei tenant dell’edificio Spiga 26, ma anche Carron, Colliers, Sebastian Milano, Techbau, Orrick e White & Case. Inoltre, l’Istituto Comprensivo Milano – Spiga ha fornito ulteriore supporto. Le 10 tele floreali chiamate “Youmanity” rappresentano un’ode alla bellezza dell’animo umano. Queste opere d’arte ispirano a compiere il bene senza aspettarsi nulla in cambio, a rispettare e accogliere la diversità, a essere onesti e coerenti. Inoltre, incoraggiano l’uso della creatività per arricchire l’ambiente circostante e sottolineano l’importanza di prendersi cura delle persone e della natura con integrità e responsabilità. Questo tema sarà sviluppato ulteriormente durante l’evento, offrendo una piattaforma per l’arte e la riflessione sociale. Insomma, “Semina – l’Infiorata di via della Spiga” non è solo un evento visivamente incredibile, ma anche un’occasione per riflettere e agire sulla base di valori importanti per il benessere comune. È un invito a vivere la città e il mondo in modo più consapevole e responsabile.

Tecnologie ambientali: 9 soluzioni per un futuro sostenibile

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Le tecnologie ambientali, spesso conosciute come tecnologie verdi o tecnologie pulite, rappresentano un insieme ampio e diversificato di innovazioni. Queste tecnologie includono discipline come la scienza ambientale e la chimica verde, fino al monitoraggio ambientale e altre soluzioni che già oggi contribuiscono a ridurre l’impatto delle attività umane sulla Terra. Quando parliamo di tecnologie ambientali, ci riferiamo anche a tutte quelle fonti di energia rinnovabile come il fotovoltaico, l’energia eolica e l’energia marina. Queste tecnologie si caratterizzano per un obiettivo comune: il raggiungimento dello sviluppo sostenibile, ossia uno sviluppo che riesce a soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future. Uno dei settori cruciali in cui la tecnologia sta cercando di fare la differenza per l’ambiente è quello energetico. L’obiettivo principale è aumentare l’efficienza nella produzione e nel consumo dell’energia. Questo è essenziale perché gran parte dell’energia prodotta viene attualmente persa a causa dell’uso di tecnologie obsolete e inefficienti, che causano sprechi e un uso improprio delle risorse energetiche sia nelle centrali di produzione che nell’utilizzo finale. Un esempio concreto è quello delle centrali termoelettriche, che bruciano combustibili fossili, risorse notoriamente inquinanti. In queste centrali, infatti, solo il 40% dell’energia del carburante viene convertita in energia elettrica utilizzabile, mentre il restante 60% viene dissipato sotto forma di calore. Anche le centrali più moderne, che utilizzano tecnologie avanzate, hanno un rendimento che può arrivare al 65%. Tuttavia, ciò significa ancora una perdita significativa. Una soluzione innovativa già applicabile è rappresentata dagli impianti di microcogenerazione diffusa. Questi impianti riescono a recuperare il calore prodotto dalla combustione e a utilizzarlo per riscaldare gli edifici, trasformandolo in energia termica. Questo processo permette di sfruttare oltre il 90% dell’energia contenuta nel combustibile iniziale, riducendo drasticamente le perdite energetiche e migliorando l’efficienza complessiva. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale delle attività umane, è fondamentale adottare le migliori alternative possibili. Ciò implica sostituire le tecnologie inquinanti con altre non inquinanti, a partire dalle fonti di produzione energetica. Questa trasformazione non solo ridurrà l’inquinamento, ma contribuirà anche a preservare le risorse naturali per le generazioni future. Le tecnologie verdi, quindi, rappresentano non solo una necessità urgente, ma anche una grande opportunità per un futuro più sostenibile.

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