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INTERNATIONAL ESG DAY

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L’International ESG Day, celebrato il 30 novembre di ogni anno, è una giornata volta a promuovere i principi di sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e governance etica. I criteri ESG (Environmental, Social, Governance) rappresentano infatti le linee guida per implementare pratiche aziendali sostenibili e responsabili: questa iniziativa globale diventa così l’occasione per riflettere sull’importanza di misurare e migliorare le prestazioni in queste aree, promuovendo il dialogo tra gli stakeholder e favorendo la condivisione di best practice e strumenti utili per sviluppare strategie ESG efficaci. Un’efficacia che può essere tuttavia compromessa se gli strumenti utilizzati non sono quelli giusti: secondo un recente studio condotto da KPMG e ripreso dalla testata internazionale Forbesil 47% delle aziende utilizza ancora fogli di calcolo per la gestione dei dati ESG, una pratica che può generare errori, difficoltà nell’aggregazione delle informazioni e inefficienze operative, compromettendo la conformità normativa e l’efficacia complessiva del processo. Ma la percezione delle stesse organizzazioni sembra essere differente dalla realtà, ritenendo l’83% di essere più performante rispetto ai propri concorrenti in termini di reporting ESG. In effetti, secondo il Rate the Raters report 2023, realizzato dal Sustainability Institute, le società quotate in borsa investono mediamente tra i 220.000 e i 480.000 dollari all’anno nel rating ESG e servizi correlati, così come le aziende private, che affrontano ogni anno una spesa compresa tra i 210.000 e i 425.000 dollari. Inoltre il 90% delle organizzazioni coinvolte nello studio di KPMG ha dichiarato di voler aumentare i propri investimenti in sostenibilità nei prossimi 3 anni. “Questi dati dimostrano quanto le organizzazioni considerino l’ambito ESG una priorità strategica – commenta Bruno Natoli, CEO di Mia-FinTech, consolidata realtà fintech italiana specializzata nell’accelerazione della trasformazione digitale di banche, istituti finanziari e altri attori dell’ecosistema financial services – Tuttavia, costruire un programma ESG credibile richiede dati verificabili, accurati e di alto livello, in grado di soddisfare le esigenze degli stakeholder e degli enti regolatori. Un obiettivo che diventa difficile da realizzare quando la maggior parte dei dati ESG è conservata in sistemi di reportistica disconnessi e separati o addirittura in fogli di calcolo”.

Diventa quindi fondamentale l’uso della tecnologia, che permette di raccogliere, analizzare, riportare e garantire l’accuratezza di dati ESG verificabili. Non a caso, il mercato globale del software ESG, il cui valore era di 838,6 milioni di dollari nel 2023, è destinato a crescere significativamente: si prevede raggiungerà 2,7 miliardi entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto del 14,3% tra il 2024 e il 2032 e un incremento di circa il 222% in 9 anni, secondo un recentissimo report di Global Market Insights. Una crescita guidata principalmente da una pressione sempre maggiore legata, da un lato, all’attenzione di aziende e investitori verso la sostenibilità e, dall’altro, alla conformità normativa, soprattutto in Europa, dove il mercato del software ESG è fortemente influenzato da legislazioni come il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) e la Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD), che obbligano le aziende a implementare pratiche di rendicontazione ESG dettagliate e trasparenti, incentivando la crescita della domanda di soluzioni tecnologiche avanzate in questo settore. “I sistemi legacy rendono difficoltoso affrontare queste sfide poiché mancano della flessibilità e della capacità di integrazione necessarie per raccogliere e gestire i dati provenienti da più fonti. Oggi, per superare i silos informativi e facilitare un’efficace comunicazione con gli stakeholder, le aziende necessitano di soluzioni scalabili e rapide che permettano di aggregare i dati sulla sostenibilità in modo centralizzato. Questo approccio non solo migliora l’efficienza operativa, ma garantisce anche una maggiore trasparenza e capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze di regolatori e investitori – conclude Natoli – Raccogliere e rendere accessibili i dati a banche, istituzioni, aziende e cittadini implica la creazione di un «Data Hub», un sistema che consente di aggregare i dati provenienti da diverse fonti, esponendoli in modo che possano essere facilmente consultati e utilizzati. Questo processo supporta decisioni rapide e informate, oltre a facilitare l’avvio di processi automatizzati in tempo reale, migliorando così l’efficienza complessiva. Con l’approccio «Fast Data», questi dati vengono elaborati immediatamente, permettendo alle organizzazioni di rispondere prontamente alle necessità di mercato e agli utenti”.

In particolare, l’adozione di un software ESG integrato con un Data Hub offre numerosi vantaggi, secondo Mia-FinTech:

  1. Rating ESG semplificato: permette di definire uno score finalizzato a creare un rating che poi l’azienda può spendere con i diversi attori, dal punto di vista sociale, bancario o comunicativo.
  2. Migliore condivisione dei dati e collaborazione interna, facilitando la raccolta e la condivisione dei dati tra i diversi team aziendali e garantendo l’allineamento con i principali standard di rendicontazione, come le normative europee e internazionali.
  3. Riduzione del carico di lavoro manuale e dei margini di errore, centralizzando e verificando i dati ESG provenienti da numerose fonti all’interno dell’organizzazione ed eliminando attività ripetitive e dispendiose in termini di tempo.
  4. Maggior sostenibilità operativa, rendendo più agevole la pianificazione e l’attuazione di strategie per ridurre emissioni e costi, ottimizzando quindi il consumo energetico e migliorando l’efficienza economica.
  5. Miglior governance di processi e software ESG: tramite l’uso di applicazioni componibili, scindendo applicazioni complesse in unità indipendenti è possibile promuovere la modularità, la riusabilità e l’interoperabilità degli asset esistenti, contribuendo a migliorare la governance del software.

 

LA SOSTENIBILITÀ RIDEFINISCE IL VALORE DEGLI IMMOBILI

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La sostenibilità nel real estate sta assumendo un ruolo sempre più centrale in tutti i segmenti del mercato, dalla progettazione architettonica e ingegneristica all’utilizzo di tecnologie innovative, dalla finanziabilità ai sistemi di misurazione delle strategie ESG, fino al valore della comunicazione. Con questa visione d’insieme, si è tenuto oggi presso la Fondazione TOG di Milano il convegno “E.S.G.: i valori della sostenibilità nel Real Estate”, promosso da Requadro in collaborazione con Schneider Electric e con il supporto di Redpoint.

Ha moderato Vittorio Zirnsteinfondatore e direttore di Requadro e Re2bit.

L’evento, che ha visto la partecipazione di professionisti di spicco del settore, ha offerto un’analisi approfondita dell’applicazione dei criteri ESG nel mercato immobiliare sotto ogni aspetto, attraverso interventi specialistici e una tavola rotonda conclusiva.

Nel suo intervento introduttivo, Francesca ZirnsteinDirettore Generale Scenari immobiliari, ha evidenziato come la questione centrale per l’industria immobiliare non sia più se la transizione ecologica avverrà, ma come questa impatterà sui portafogli di investimento. Ha presentato un’analisi dettagliata del patrimonio immobiliare italiano, composto da 34,9 milioni di abitazioni, di cui solo una minima parte (2,7 milioni) di proprietà di persone giuridiche, evidenziando la sfida della frammentazione proprietaria. I dati sugli investimenti mostrano un calo da 12 miliardi del 2022 a 8,5 miliardi del 2024, in ripresa rispetto al 2023, con una maggiore selettività verso immobili ESG-compliant. Ha inoltre sottolineato le ricadute concrete sul valore degli immobili: fino a +15-20% sui canoni di locazione e +30% sui prezzi di vendita, preannunciando come in futuro la conformità ESG determinerà l’inclusione o l’esclusione dal mercato.

 

Claudia Scarcella, Head of Sustainability ASACERT, ha presentato un’analisi significativa sulla transizione sostenibile nel settore immobiliare: in Europa il 75% degli edifici è energeticamente inefficiente. Le certificazioni LEED e GBC Italia promosse dall’azienda hanno generato nel 2023 risultati concreti: 170 mila tonnellate di CO2 risparmiate, 1,3 miliardi di litri d’acqua conservati e un notevole incremento del valore immobiliare. Ha infine sottolineato il ruolo di ASACERT nel supportare le aziende del real estate nell’evoluzione verso la sostenibilità, attraverso un approccio qualitativo e integrato.

Vittorio CarraraDirettore Commerciale Retail Milano Monza Brianza di Intesa Sanpaolo ha sottolineato l’importanza dell’efficienza energetica degli immobili con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Il mutuo green di Intesa Sanpaolo risponde, infatti, all’esigenza di rinnovamento del patrimonio immobiliare con un’offerta che include finanziamenti al 100% del valore dell’immobile, riduzione sui tassi e certificazione energetica gratuita.

Giandomenico Fraschini e Matteo Luoni di Redpoint Communication hanno evidenziato come la comunicazione nel real estate sia un elemento di trasformazione attiva, non solo narrativo. Partendo dal concetto greco di “drama” come azione che genera cambiamento, hanno sottolineato come gli edifici non siano solo strutture fisiche ma luoghi carichi di significato storico ed emotivo. Il loro intervento ha posto l’accento sull’importanza di una comunicazione strategica che sappia valorizzare efficacemente i progetti immobiliari sostenibili, trasformando il valore intrinseco in valore percepito.

Claudio Cont, Managing Director Rebuilding Network, ha presentato il progetto di Rebuilding Network per la creazione di un innovativo ESG Property Score, sviluppato in collaborazione con SDA Bocconi. Il sistema, basato su una revisione critica delle principali certificazioni internazionali (LEED, BREEAM, WELL, WIRED, SRI, GRESB), offre un approccio integrato che considera le tre dimensioni ESG con pesi specifici (50% Environmental, 35% Social, 15% Governance). Il modello, applicabile a diverse asset class (uffici, residenziale, hotel, logistica), non solo valuta gli aspetti tecnici ma quantifica anche l’impatto sul valore dell’immobile, considerando risparmi energetici, miglioramenti strutturali e benefici sociali.

Massimo Ceriotti, Responsabile Sviluppo di Fondazione Sodalitas, ha presentato i risultati dell’Osservatorio Sodalitas sulla Sostenibilità Sociale d’Impresa,  ha presentato i risultati dell’Osservatorio sulla Sostenibilità Sociale d’Impresa, evidenziando come dopo la pandemia le aziende attribuiscano uguale importanza alle tre componenti ESG, con la sostenibilità sociale (43%) considerata quasi alla pari di quella economica (47%). I dipendenti (55%), clienti (46%) e comunità locale (29%) emergono come gli stakeholder più rilevanti nelle strategie di sostenibilità. Ha sottolineato come il benessere delle persone sia diventato un asset strategico centrale, ampliandosi oltre le dimensioni tradizionali per includere aspetti come welfare aziendale, parità di genere, diversità e inclusione.

La tavola rotonda conclusiva ha visto la partecipazione di Saul Fava (Schneider Electric), Paola Reali (CDP Real Asset SGR), Natalya Geroldo (Nhood Services Italy), Francesco Gallina (Progetto CMR) e Marta Stella (Borio Mangiarotti), che hanno sottolineato l’importanza di un approccio integrato alle tre componenti ESG.

Dal dibattito è emerso come l’approccio ESG stia evolvendo da semplice criterio di valutazione a driver fondamentale per lo sviluppo del settore immobiliare.

Giornata Mondiale del Trasporto Sostenibile

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eccellenza ad Erba, Diotti: “Rinnoviamo la flotta per contribuire concretamente alla riduzione delle emissioni di CO2”

Domenica 26 novembre si celebra la prima edizione della Giornata Mondiale del Trasporto Sostenibile, istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della mobilità sostenibile e della transizione ecologica. L’obiettivo è affrontare le sfide climatiche, energetiche e di sicurezza stradale con interventi concreti, promuovendo un trasporto più rispettoso dell’ambiente.

La mobilità sostenibile è uno dei pilastri fondamentali per ridurre le emissioni di CO2, limitare il consumo di risorse non rinnovabili e migliorare la qualità della vita. Questo approccio si inserisce negli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che punta a trasformare i sistemi di trasporto in soluzioni più efficienti ed eco-compatibili. Le emissioni derivanti dal trasporto, infatti, rappresentano un problema urgente: tra il 1990 e il 2022, il settore ha registrato un incremento medio annuo dell’1,7% delle emissioni, superando ogni altro comparto produttivo, con l’eccezione dell’industria pesante. In Europa, il trasporto è responsabile del 30% delle emissioni totali di CO2, mentre negli Stati Uniti la percentuale è del 29%.

Diotti Spa: il percorso verso una flotta sostenibile

Tra le aziende che hanno intrapreso un cammino concreto verso la sostenibilità spicca Diotti Spa, realtà lombarda con una storia quasi centenaria. Da sempre attenta alla tutela dell’ambiente, l’azienda ha avviato un processo di rinnovamento della propria flotta di veicoli, puntando su camion a basse emissioni di CO2 e tecnologie innovative. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: completare il rinnovamento della flotta entro la fine del 2025.

Samuele Diotti, amministratore delegato dell’azienda, sottolinea l’importanza di questo progetto:

La transizione verso una flotta più ecologica è un investimento che va oltre la convenienza economica. Come società, abbiamo sempre avuto un approccio concreto alla tutela dell’ambiente e della collettività. Continueremo a investire in tecnologie sostenibili e a collaborare con partner di settore per trovare soluzioni innovative. Il nostro obiettivo è contribuire in modo tangibile al raggiungimento dei risultati globali di sostenibilità, rimanendo in prima linea nell’adeguarci alle nuove normative, perché il bene comune ci sta a cuore”.

Benefici tangibili e obiettivi futuri

Il passaggio ai nuovi veicoli porterà benefici significativiquali la riduzione dei consumi e delle emissioni, grazie a motori più efficienti, pneumatici performanti e combustibili ecologici; l’ottimizzazione della logistica, con una migliore disposizione dei carichi e un incremento della portata dei mezzi, riducendo viaggi e sprechi; Il miglioramento della sicurezza stradale e riduzione dell’inquinamento acustico, grazie a tecnologie più avanzate e silenziose.

La mobilità sostenibile, però, non si limita all’adozione di mezzi ecologici. Una strategia completa richiede anche la riduzione delle distanze di approvvigionamento, l’uso di carburanti locali e un ripensamento dell’intero sistema logistico. Per Diotti Spa, il rinnovamento della flotta è solo una parte di un piano più ampio di sostenibilità aziendale, che mira a un impatto positivo su ambiente, economia e società.

“Come azienda presente da quasi un secolo sul territorio, ci siamo rinnovati per stare al passo con un mondo in rapida evoluzione e continueremo a farlo. La sostenibilità è parte integrante della nostra identità e del nostro impegno verso le generazioni future,” ha concluso Diotti.

Con iniziative come questa, Diotti Spa dimostra come l’industria possa e debba essere protagonista del cambiamento, contribuendo a costruire un futuro più sostenibile per tutti.

COP29: UN ESITO DELUDENTE PER CHI SUBISCE MAGGIORMENTE GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

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Secondo Azione Contro la Fame i 300 miliardi promessi alla conferenza ONU sul clima sono insufficienti a proteggere i più colpiti dal cambiamento climatico, i cui effetti amplificano il rischio di fame e malnutrizione.

Si è conclusa a Baku, in Azerbaijan, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP29) con un accordo sul finanziamento climatico che molti definiscono deludente. L’obiettivo dichiarato di 300 miliardi di dollari risulta ancora largamente insufficiente per affrontare le necessità dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi climatica. L’intesa finale stabilisce che le nazioni più sviluppate forniscano questi fondi ai Paesi più vulnerabili, destinandoli a fronteggiare i disastri climatici, l’insicurezza alimentare in aumento e a coprire i costi delle perdite e dei danni provocati dai cambiamenti climatici.
Il tema centrale dei negoziati climatici è stato il finanziamento pubblico. «La decisione non include un obiettivo chiaro per i finanziamenti pubblici a fondo perduto, che dovrebbero essere forniti dai maggiori Paesi inquinatori in linea con lo spirito di giustizia climatica. Prestiti e finanziamenti privati rischiano di aggravare la crisi del debito e difficilmente raggiungeranno le popolazioni più vulnerabili, soprattutto nei contesti umanitari. I Paesi industrializzati non hanno rispettato la loro responsabilità storica in questo ambito» spiega Emma Beelen, Advocacy Officer di Azione Contro la Fame.
«Le conseguenze del cambiamento climatico e l’aumento della fame globale stanno costando innumerevoli vite umane. L’obiettivo finanziario trascura gravemente i bisogni reali. Invece, dovrebbe essere data chiara priorità a finanziamenti pubblici aggiuntivi e accessibili alle comunità che nutrono il pianeta e che dovranno affrontare gli impatti più gravi del cambiamento climatico» afferma Marie Cosquer, Advocacy Analyst per i Sistemi Alimentari e il Clima di Azione Contro la Fame.
La decisione trascura il legame tra gli effetti del cambiamento climatico e altre crisi. In particolare, nei Paesi già gravemente colpiti da conflitti e povertà, la crisi climatica aumenta il rischio di fame e malnutrizione. È urgentemente necessario garantire accesso ai fondi per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, specialmente negli stati fragili e colpiti da conflitti, dove l’insicurezza alimentare e la malnutrizione sono molto elevate. Tuttavia, i Paesi più esposti agli shock climatici non ricevono le risorse necessarie per prepararsi e mitigare tali impatti. Il Global Humanitarian Assistance Report 2023 evidenzia che i finanziamenti multilaterali pro capite per il clima nei Paesi vulnerabili con crisi di lunga durata sono solo un quinto rispetto a quelli destinati ai Paesi vulnerabili senza crisi prolungate. La COP29 non è riuscita a definire un percorso per fare in modo che i finanziamenti climatici vadano direttamente a beneficio delle persone più colpite.
Cibo e agricoltura
La COP29 non ha introdotto nuovi impegni vincolanti per una trasformazione giusta e sostenibile dei sistemi alimentari, capace di mettere al centro i piccoli agricoltori e il diritto a un’alimentazione adeguata. La nuova iniziativa Harmoniya Climate, dedicata agli agricoltori, si concentra sul loro contributo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, ma non include passi concreti o impegni specifici.
Nonostante l’assenza di azioni concrete su cibo e agricoltura, centinaia di rappresentanti dell’industria agricola erano presenti alla COP29. Queste occasioni di influenza e greenwashing da parte delle aziende, ad esempio durante i side events e nei padiglioni, consentono ai produttori di continuare a trarre profitto, rendendo i piccoli agricoltori dipendenti da questo sistema. Finché le voci delle comunità più colpite non saranno adeguatamente ascoltate nei negoziati climatici, la trasformazione reale e necessaria non avverrà.
Azione Contro la Fame ha partecipato alla COP29 per rappresentare le comunità più colpite nel Sud Globale e promuovere misure sostenibili per un mondo libero dalla fame. L’aumento di eventi meteorologici estremi legati al clima, come siccità, inondazioni e ondate di calore, minaccia la sicurezza alimentare di milioni di persone, colpendo in particolare donne e bambini. Oggi, 733 milioni di persone soffrono la fame.
Azione contro la Fame | www.azionecontrolafame.it
Azione contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. Specialisti da 45 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.
Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21 milioni di persone.

BOERI, 10 ANNI DI BOSCO VERTICALE

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“Oggi è il compleanno del Bosco Verticale. Che cosa diamo al mondo? Che cosa può dare Milano?” Ed è con questa domanda che il presidente della Fondazione Stelline, Fabio Massa, ha aperto i lavori della XXIV Edizione della rassegna Italia Direzione Nord, promosso dalla Fondazione Stelline, in corso presso Triennale di Milano.

“Siamo felici. 10 anni sono una realtà matura per un edificio. Mi pare che stiano tutti bene, sicuramente gli inquilini, sicuramente le piante, ma anche i volatili mi sembra che se la cavino bene, quindi, siamo molto contenti” – ha osservato il Presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri. L’architetto ha poi spiegato quello che sarà il futuro urbanistico di Milano. “Le città crescono in altezza per anche ragioni dovute al fatto che si consuma meno suolo; si riducono i costi per le infrastrutture, per i trasporti pubblici. Il futuro della città è per larga parte con edifici alti” – ha specificato. “Quello che abbiamo fatto è un edificio alto con un ecosistema e che in qualche modo contribuisce a ridurre anche il carico di anidride carbonica di questa città. Io penso che sia un bel prototipo di un progetto che si è ripetuto in molte altre parti del mondo e di cui Milano, spero vada fiera”. 

Italia al 43esimo posto nel rapporto annuale di Germanwatch

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In forte ritardo sulle performance climatiche. È la condizione dell’Italia secondo l’ultima classifica stilata dal rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali Paesi del pianeta, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia, e presentato oggi a Baku alla Cop29. Nel rapporto si prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali. La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (Ccpi), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il Ccpi si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica.

Performance climatiche: Italia in 43esima posizione

Dopo il crollo in classifica registrato lo scorso anno che le era valso il 44esimo posto, perdendo 15 posizioni, anche nel 2024 l’Italia si conferma nella parte bassa della classifica, piazzandosi in 43esima posizione. Nessun miglioramento importante per l’Italia, che anzi resta in una posizione di stallo ben lontana dalle prime posizioni che vedono in testa, ma a partire solo dal quarto posto: Danimarca (4), Olanda (5) e Regno Unito (6). Sul risultato ottenuto dalla Penisola continuano a pesare il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (38° posto della specifica classifica) e una politica climatica nazionale (55° posto della specifica classifica) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza climatica con un Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) poco ambizioso.

“L’Italia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sul fronte energetico continua ad avere una visione miope che non riduce le bollette pagate da famiglie e imprese, e che crea anche nuove dipendenze energetiche dall’estero, da Paesi sempre più instabili politicamente. Intanto la crisi climatica accelera il passo, gli eventi meteo estremi nella Penisola sono sempre più frequenti e con impatti pesanti anche sul mondo produttivo e dell’agricoltura, che avrebbero tutto l’interesse a promuovere politiche coraggiose per la riduzione delle emissioni climalteranti, come previsto dal Green Deal europeo. Se l’Italia vuole davvero voltare pagina e risalire anche la classifica delle performance climatiche, deve compiere un deciso cambio di passo con politiche climatiche più ambiziose e interventi decisi, anche nel settore della mobilità e dell’edilizia. Il nostro Paese può colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65% di riduzione delle emissioni entro il 2030, in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C, grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica, di rinnovabili, reti e accumuli, e dell’innovazione tecnologica. È su questo che deve lavorare in prima battuta, abbandonando la strada delle fonti fossili e del nucleare, lavorando per semplificare e velocizzare gli iter autorizzativi dei progetti di impianti e infrastrutture che vanno nella direzione della lotta alla crisi climatica e dell’indipendenza energetica”.

Pniec poco ambizioso

Il Pniec si rivela non adeguate alle sfide climatiche attuali sia negli obiettivi generali di riduzione delle emissioni al 2030, che nelle soluzioni, nascondendosi dietro il dito del pragmatismo e della neutralità tecnologica e ricorrendo ancora una volta a Ccs (Carbon capture and storage) e nucleare che faranno solo perdere tempo e risorse al nostro Paese, rischiando inoltre di rendere sempre meno competitiva l’Italia sia a livello europeo che mondiale.  Il piano, infatti, consente una riduzione complessiva delle emissioni entro il 2030 di appena il 44,3% rispetto al 1990. Un ulteriore passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal Pnrr.

Secondo il Paris Compatible Scenario elaborato da Climate Analytics, il nostro Paese è in grado di ridurre le sue emissioni climalteranti di almeno il 65% grazie al 63% di rinnovabili nel mix energetico ed al 91% nel mix elettrico entro il 2030. E così arrivare nel 2035 al 100% di rinnovabili nel settore elettrico, confermando il phase-out del carbone entro il 2025 e prevedendo il phase-out del gas fossile entro il 2035. In questo modo sarà possibile raggiungere la neutralità climatica già nel 2040. Solo così sarà possibile vincere la sfida della duplice crisi, energetica e climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’Italia.

“Per accelerare la transizione energetica e fronteggiare con successo l’emergenza climatica – commenta Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – non è sufficiente un’azione climatica ambiziosa dei Paesi industrializzati ed emergenti. Servono politiche climatiche altrettanto ambiziose nei Paesi in via di sviluppo. Cruciale, pertanto, è il ruolo che la finanza climatica è chiamata a giocare alla COP29 in corso a Baku. È indispensabile un accordo ambizioso in grado di mobilitare nei prossimi anni, come richiesto dall’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS), almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno di aiuti pubblici. Non solo per la decarbonizzazione dell’economia e l’adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche per la ricostruzione economica e sociale delle comunità povere e vulnerabili messe in ginocchio dai disastri climatici sempre più frequenti e devastanti. Risorse che possono essere rese disponibili grazie anche alla tassazione delle attività a forte impatto climatico e al phasing-out dei sussidi alle fossili, in grado di mobilitare sino a 5.000 miliardi di dollari l’anno”.

Il progetto Forestami arriva a Zibido San Giacomo: 1.955 piante per una nuova area boscata di oltre 8mila mq

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 Forestami, l’iniziativa che si propone di coinvolgere tutti, cittadine, cittadini, comunità locali, istituzioni, associazioni e aziende nella responsabilità di mitigare il cambiamento climatico attraverso la piantagione di 3 milioni di nuovi alberi entro il 2030 a Milano e nel territorio della Città metropolitana di Milano, arriva a Zibido San Giacomo.

 Presso il Parco di via Moro, localizzato nella frazione di Moirago, lungo la SS35 e il Naviglio Pavese, al confine con il Comune di Rozzano viene realizzata una nuova area boscata: 1.955 piante, di cui 626 alberi e 1.329 arbusti, su una superficie complessiva di 8.300 metri quadri.

 Nel parco, in adiacenza dell’area di intervento, sono già presenti un campo da calcio di recente realizzazione e un’area cani con della vegetazione arborea esistente.

 Il progetto di forestazione, avviato proprio in questi giorni e a cura della Cooperativa Verbena, prevede la realizzazione di due aree boschive attraversate da un percorso di collegamento con il quartiere che creerà due nuovi spazi verdi per la biodiversità, una verso la strada e il Naviglio e una verso le case. Inoltre, sarà prevista la riqualificazione della siepe sul bordo dell’area lungo la SS 35 per migliorare la protezione dell’area gioco. L’intervento si chiude a sud con una siepe arbustiva per creare uno sfondo verde del parco lungo le recinzioni delle residenze. Nella zona già attrezzata con le panchine verranno messi a dimora alcuni alberi pronto effetto per aumentare l’ombreggiamento.

 

«Il progetto – evidenziano la sindaca Sonia Belloli e l’assessore all’ambiente Giacomo Serra – ha un triplice valore. In primo luogo, con l’intervento di forestazione a Moirago si contribuisce a migliorare la qualità dell’aria in una zona particolarmente trafficata. Inoltre, diamo un contributo concreto al raggiungimento di un obiettivo locale, ma in linea con l’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. La terza ragione è legata alla partecipazione condivisa della nostra comunità e l’impegno concreto dei lavoratori di una multinazionale che hanno dedicato il loro tempo per la nostra nuova area boscata».

 

Le principali specie arboree utilizzate sono farnia, cerro, ciliegio, tiglio selvatico, frassino maggiore, orniello, bagolaro e cresceranno qui anche arbusti quali crespino, evonimo europeo, ligustro comune, prugnolo selvatico, palla di neve.

 

L’attività di messa a dimora prevede la partecipazione in due giornate di piantagioni collettive: la prima ha visto il coinvolgimento attivo di 60 volontari di Microsoft Italia, che con il suo contributo sostiene la realizzazione del progetto nell’ambito dell’impegno globale di Microsoft a contribuire ad un futuro sostenibile, ed a sostenere il benessere e la crescita delle comunità che ospitano i data center Microsoft, rispettandone l’ambiente.

 

I cittadini potranno partecipare sabato 23 novembre, dalle 10 di mattina (LINK per iscriversi: https://www.eventbrite.com/e/piantagione-collettiva-a-zibido-san-giacomo-23-novembre-2024-tickets-1082931139189).

Innovazioni e Sostenibilità che Trasformano l’Aeronautica nel 2024″

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Il settore aeronautico sta vivendo un momento di trasformazione epocale nel 2024, grazie a nuove tecnologie e strategie mirate alla sostenibilità e all’efficienza. Una delle tendenze più rilevanti riguarda l’adozione di carburanti sostenibili, i cosiddetti Sustainable Aviation Fuels (SAF), che promettono di ridurre fino all’80% le emissioni di CO₂. Le compagnie aeree leader, come Airbus e Boeing, stanno investendo in partnership con aziende energetiche per sviluppare infrastrutture adeguate e accelerare la transizione verso voli più ecologici. Parallelamente, l’implementazione di tecnologie come l’intelligenza artificiale e il machine learning sta migliorando la gestione dei voli, consentendo rotte ottimizzate per ridurre consumi e tempi di percorrenza. Inoltre, il 2024 segna l’arrivo sul mercato di nuovi velivoli elettrici per tratte brevi, ideali per voli regionali, che rappresentano un passo significativo verso un’aviazione completamente carbon-neutral.

Il Futuro dell’Aeronautica: Tra Espansione e Nuovi Modelli di Business

Guardando al futuro, il settore aeronautico è destinato a crescere esponenzialmente, con una domanda prevista di oltre 39.000 nuovi aeromobili entro il 2040. Questo scenario apre le porte a nuovi modelli di business, come i voli supersonici e i viaggi spaziali commerciali, che stanno già attirando investimenti da giganti come SpaceX e Virgin Galactic. I voli a corto raggio, alimentati da tecnologie ibride o completamente elettriche, ridisegneranno il panorama del trasporto regionale, rendendo il viaggio aereo più accessibile e meno impattante sull’ambiente. Inoltre, le compagnie stanno puntando a una personalizzazione sempre maggiore dell’esperienza di volo, utilizzando big data per offrire servizi su misura e migliorare la fidelizzazione del cliente. Questo cambiamento sarà accompagnato dall’incremento di politiche regolatorie più stringenti, che stimoleranno l’adozione di tecnologie green e standard di sicurezza più elevati.

Come Cambierà la Manutenzione Aeronautica: Verso un Approccio Predittivo e Automatizzato

La manutenzione nel settore aeronautico sta evolvendo rapidamente, passando da interventi tradizionali a modelli predittivi grazie all’utilizzo di sensori avanzati e intelligenza artificiale. Nel 2024, molte compagnie stanno implementando sistemi di manutenzione predittiva, in grado di monitorare in tempo reale le condizioni degli aeromobili e prevenire guasti prima che si verifichino. Questo approccio non solo riduce i costi operativi ma migliora significativamente la sicurezza dei voli. Un altro aspetto cruciale è l’automatizzazione delle operazioni di manutenzione attraverso robot e droni, utilizzati per ispezioni dettagliate e riparazioni rapide. Infine, con l’espansione della digitalizzazione, si prevede che le aziende investiranno in piattaforme integrate che centralizzano i dati di manutenzione, migliorando la trasparenza e la collaborazione tra operatori, produttori e regolatori. Questo nuovo paradigma rappresenta una pietra miliare per il futuro del settore, rendendolo più resiliente, sicuro e sostenibile.

Fonte: https://www.misterworker.com/it/

TERRITORIO, SOSTENIBILITÀ E RIGORE: IL PERCORSO DEL SERRAE VILLA FIESOLE VERSO LA PRIMA STELLA MICHELIN

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Il Ristorante Serrae Villa Fiesole celebra un traguardo eccezionale: la sua prima stella Michelin, grazie alla visione e alla passione dello chef Antonello Sardi e di tutto il Team. Con una cucina che esalta i sapori autentici del territorio toscano, Sardi ha saputo trasformare il Serrae in un riferimento per la cucina contemporanea, valorizzando prodotti di stagione e metodi sostenibili. Dall’intervista allo chef emerge infatti una filosofia basata su sostenibilità, rigore tecnico e creatività istintiva, con una forte valorizzazione dei prodotti toscani e un’attenzione all’ambiente. Sardi si distingue per l’equilibrio tra professionalità e vena artistica, creando piatti che riflettono la sua esperienza e il territorio.

Lo chef racconta la sua filosofia come un viaggio attraverso la natura e i sapori della Toscana. “La nostra filosofia sta nel cucinare prodotti di stagione cercando di impattare il meno possibile sull’ambiente, quindi cercando materie prime sul territorio fiorentino o toscano, per la maggior parte. Cuciniamo in maniera rigorosa; brodi e fondi sono per me importantissimi,” spiega Sardi, sottolineando l’importanza della qualità e della tecnica nella sua cucina.

Per lo chef Sardi e per tutto il team del Serrae, la stella Michelin è un riconoscimento che va oltre la gratificazione professionale. “Per me e per tutto il gruppo questo traguardo è fondamentale, il significato è molto semplice: vuol dire che stiamo lavorando bene e che dobbiamo continuare a seguire questa strada,” afferma Sardi. “Probabilmente avremo un’onda di prenotazioni da parte di persone che ancora non ci conoscevano e che, dopo la cerimonia della Guida Michelin, avranno la curiosità di venire a mangiare da noi,” aggiunge, consapevole della responsabilità che questo riconoscimento comporta.

Il legame con il territorio toscano è forte e si riflette in ogni creazione dello chef. Ispirato dalle sue origini e dal suo percorso professionale, Sardi lavora in modo istintivo, guidato dai sapori della sua terra. “La Toscana e i suoi sapori, nonché i gusti, hanno un ruolo molto importante nella mia cucina. Il mio palato ha vita propria, e quando assaggio un alimento, è lui a suggerirmi l’abbinamento,” racconta lo chef. Questo approccio, unito alla collaborazione con la brigata, dà vita a piatti che parlano del territorio con una sensibilità contemporanea.

Per Sardi, l’ospitalità è un valore fondamentale, e al Serrae Villa Fiesole si traduce in un’accoglienza calorosa e personalizzata. “Noi italiani siamo ‘ospitalità’,” dichiara Sardi. “La cucina a vista mi dà la possibilità di rompere subito il ghiaccio con i clienti che entrano, dando loro un benvenuto che rende l’esperienza speciale sia per il team sia per gli ospiti.” La sua ambizione è creare un’esperienza “sartoriale”, un servizio che si adatti ai desideri degli ospiti, offrendo la giusta combinazione di eleganza e comfort.

Con la sua cucina, Sardi vuole regalare ai suoi ospiti un momento di sospensione dalla realtà. “Spero che al Serrae i nostri ospiti vivano una ‘breve vacanza’. Dal momento in cui parcheggiano la macchina a quando la riaccendono, il tempo si fermi, e il susseguirsi di piatti, sapori ed emozioni li porti fuori dalla realtà, anche se solo per un paio d’ore,” condivide lo chef, che sogna di rendere ogni esperienza al Serrae un ricordo indimenticabile.

Con questo prestigioso riconoscimento, lo chef Antonello Sardi conferma il suo impegno a portare avanti una cucina di eccellenza e a consolidare il futuro del gruppo FH55 Hotels. “Prossimi obiettivi ce ne sono tanti, ma li scoprirete poco alla volta. Vogliamo continuare ad affrontare una sfida alla volta per creare basi solide per il futuro del gruppo,” conclude Sardi, guardando con entusiasmo al futuro.

Hotel Villa Fiesole

È un boutique hotel 4* di 32 camere sulle colline toscane a due passi da Firenze, che accoglie i suoi ospiti nell’atmosfera di una residenza storica con un romantico sguardo sulla città. L’edificio principale originariamente una serra utilizzata dai monaci del vicino monastero, oggi ospita la reception, le camere panoramiche e il ristorante. Nella sala colazione dalle ampie finestre la ricca scelta di prodotti freschi dolci e salati serviti a buffet è accompagnata dalla meravigliosa vista sulla città.

Passando dal giardino in stile italiano, si arriva alla villa ottocentesca, che offre camere ampie ed eleganti per piacevoli momenti di privacy e relax. Le camere si caratterizzano per peculiarità differenti: dimensioni degli ambienti, vista panoramica su Firenze, terrazzo o patio privato, soffitti affrescati, pavimenti in parquet o cotto. I soffitti affrescati, l’atmosfera sospesa nel tempo e la posizione tranquilla, regalano l’emozione tutta fiorentina di un soggiorno in una dimora signorile, al tempo stesso intima e familiare. Il Ristorante “Serrae Villa Fiesole”, insignito dalla Guida Michelin dal 2025 della stella e la cui proposta gastronomica è firmata dallo chef Antonello Sardi, è un ambiente raccolto con una splendida terrazza a disposizione degli ospiti. Con l’arrivo della bella stagione, si trasforma poi in un delizioso ristorante e bar all’aria aperta con vista sulla città. Ė aperto da martedì a sabato (da settembre a giugno) e da mercoledì a lunedì (a luglio e agosto) a pranzo dalle 12.30 alle 14.00 e a cena dalle 19.30 alle 22.00. Immersa nel verde si trova anche la piccola ma gradevole piscina, accessibile da maggio a ottobre. L’hotel è pet friendly, accoglie gli animali domestici di piccola e media taglia senza alcun costo aggiuntivo e e dispone inoltre di un parcheggio privato.

FH55 HOTELS

È un gruppo alberghiero fondato nel 1955 da Dino Innocenti, pioniere nel settore dell’hôtellerie, che inizia creando il Grand Hotel Mediterraneo di Firenze. La storia continua nel 1968 con la costruzione del Grand Hotel Palatino a Roma, a due passi dal Colosseo. Successivamente il gruppo prosegue la sua crescita con l’acquisto dell’Hotel Calzaiuoli, nel cuore di Firenze che apre nel 1982. Alla scomparsa del fondatore, gli eredi divenuti nel frattempo titolari delle strutture, continuano la politica di espansione e nel 1995 acquisiscono l’Hotel Villa Fiesole. Oggi FH55 HOTELS è un gruppo alberghiero composto da 4 strutture, ognuna con una propria identità, ma accomunate da quei valori che la proprietà trasmette quotidianamente a tutto lo staff e alla direzione degli alberghi.

Il Gruppo FH55 Hotels, da sempre attento al sostegno dei più bisognosi, ha avviato una meravigliosa iniziativa di solidarietà in collaborazione con l’Istituto delle Piccole Sorelle dei Poveri di Firenze. Questo progetto è nato dal desiderio di ridurre gli sprechi alimentari, trasformando le eccedenze del buffet delle colazioni del Grand Hotel Mediterraneo in una preziosa risorsa per l’istituto, che ospita oltre 70 anziani10 suore e 20 dipendenti. Prima di questa iniziativa, gli anziani avevano a disposizione pochissimo per la colazione, ma grazie all’impegno del Gruppo, ora possono godere quotidianamente di una colazione completa e abbondante. Il progetto, avviato nel novembre 2023, rappresenta solo l’ultima delle numerose attività benefiche che il gruppo porta avanti da anni, confermando il suo impegno concreto e costante nel fare la differenza per chi ha più bisogno.

Visita in un frutteto alla scoperta del kiwi biologico nell’ambito del progetto IT’S BIO

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Paolo Pari: “Meno quantità ma ottima qualità”

Valerio Balzani: “Soddisfatti della campagna 2024/25”

La filiera del kiwi biologico è stata protagonista della giornata in campo presso l’Azienda agricola Fratelli Balzani a Bertinoro (Forlì-Cesena), in uno dei distretti di punta della produzione nazionale. Una visita in frutteto insieme a stampa e influencer per “toccare con mano” una delle eccellenze del made in Italy ortofrutticolo di cui l’Italia è leader a livello europeo nella produzione, nonché terzo produttore mondiale dietro solo a Cina e Nuova Zelanda. In questo panorama un ruolo centrale lo riveste l’Emilia Romagna, terza regione per peso produttivo (15%) dietro solo a Lazio (33%) e Piemonte (17%), secondo i dati di Cso Italy.

 

L’evento nasce nell’ambito di It’s Bio (It’s good healthy and natural Bio Fruit&Veg), progetto Europeo che intende promuovere in Italia, Belgio e Grecia il metodo di produzione biologico del settore ortofrutticolo, evidenziandone gli aspetti positivi in termini di salubrità dei prodotti e di sostenibilità ambientale delle produzioni. Un progetto, It’s Bio, che ha visto negli ultimi tre anni l’organizzazione di eventi di diversa tipologia: dal tour in uno stabilimento produttivo ai workshop direttamente nei punti vendita, sino alle visite in campo insieme ai produttori.

A promuovere il progetto è AOP Gruppo Vi.Va., associazione che riunisce 12 organizzazioni di produttori (OP) presenti in quasi tutte le regioni italiane che coltivano un totale di circa 23.000 ettari di cui 15.000 destinati a frutticole e poco più di 8.000 a orticole.

 

Nel corso della visita in campo Paolo Pari, direttore marketing di Canova srl filiale della Op Apofruit, ha fatto il punto sulla recente campagna del kiwi bio in Italia. “Il forte caldo estivo ha pesato sull’allegagione dei frutti determinando una significativa riduzione delle quantità. La produzione nazionale di kiwi biologico 2024-2025, quindi, sarà ridotta. Buona invece la qualità del prodotto che non ha rilevato particolari criticità. Sul piano commerciale, invece, siamo agli inizi ed è prevedibile che i quantitativi ridotti avranno degli effetti sulla dinamica dell’offerta”.

 

Valerio Balzani, titolare dell’Azienda agricola Fratelli Balzani a Bertinoro, ha parlato della produzione del kiwi biologico nella sua azienda agricola, oggi arrivata alla terza generazione: “Abbiamo scommesso sul biologico dal 1995 e oggi la nostra azienda conta 17 ettari complessivi, 4 dei quali dedicati al kiwi verde bio. Siamo soddisfatti della campagna di quest’anno, iniziata verso la metà di ottobre, sia per la qualità del prodotto sia per la resa per ettaro”.

 

Paolo Pari, infine, ha tracciato un bilancio del percorso del progetto It’s Bio: “Il biologico risponde alla richiesta di prodotti sostenibili e tracciabili, avanzata soprattutto dalle giovani generazioni, che mettono queste due peculiarità al primo posto quali driver di acquisto. Da qui l’importanza di una comunicazione diretta e corretta che metta in risalto gli aspetti peculiari e i benefici dei prodotti ad alto valore aggiunto, come quelli del biologico. Il progetto It’s Bio va in questa direzione, coinvolgendo direttamente i consumatori nei luoghi dell’acquisto, nonché gli specialisti dell’informazione con le visite in campo e nei luoghi di lavorazione”.

 

Da ricordare che la preferenza d’acquisto in Italia vede prediligere nettamente il kiwi verde, con circa il 96% dei volumi, mentre il restante 4% è per il giallo. La penetrazione del prodotto nella borsa della spesa nelle famiglie è del 77% e il kiwi biologico ricopre il 7% degli acquisti per il consumo fresco delle famiglie. (Fonte Cso Italy).

 

 

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