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Smog, 18 città su 98 oltre i limiti giornalieri di Pm10 nel 2023

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Nel 2023, 18 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di Pm10: Frosinone maglia nera con 70 giorni di sforamento, seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia con 62. A preoccupare è soprattutto il confronto con i nuovi target al 2030: oggi risulterebbero oltre i limiti il 69% delle città per il Pm10, l’84% per il Pm2.5 e il 50% per l’NO2. E’ il bilancio del nuovo report di Legambiente ‘Mal’Aria di città 2024’, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign.

“Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023 – osserva l’associazione – le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’Ue, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone”.

I dati del report

Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, 18 città sulle 98 monitorate, hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di Pm10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). Erano state 29 le città oltre i parametri nel 2022 e 31 nel 2021. In testa alla classifica delle città c’è Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori ammessi, seguita da Torino (Grassi) con 66, Treviso (strada S. Agnese) 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62. Anche Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente con 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36. “I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, principalmente attribuibile alle condizioni meteorologiche ‘favorevoli’ che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog”, osserva l’associazione.

Verso la Direttiva europea in vigore dal 2030

Tuttavia, le città italiane, da Nord a Sud, presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2). Se il 2030 fosse già qui, il 69% delle città risulterebbe oltre i limiti per il Pm10, con le situazioni più critiche a Padova, Verona e Vicenza con 32 µg/mc, seguite da Cremona e Venezia (31 µg/mc), e infine da Brescia, Cagliari, Mantova, Rovigo, Torino e Treviso (30 µg/mc). Situazione analoga anche per il Pm2.5: saranno oltre i futuri limiti l’84% delle città, con i valori più alti registrati a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23 µg/mc), Treviso e Cremona (21 µg/mc), Bergamo e Verona (20 µg/mc). L’NO2 è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque oltre i parametri. Napoli (38 µg/mc), Milano (35 µg/mc), Torino (34 µg/mc), Catania e Palermo (33 µg/mc), Bergamo e Roma (32 µg/mc), Como (31 µg/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 µg/mc) sono le città con i livelli più alti.

Le azioni da mettere in campo

“Ancora una volta l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto Mal’Aria di città – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le fonti sono note così come sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog, dal riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità, dove le misure di riduzione del traffico e dell’inquinamento possono ben conciliarsi con una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti, come dimostra l’importante intervento della città a 30km/h di Bologna voluto dal sindaco Matteo Lepore e dall’amministrazione comunale. Un intervento già realizzato in diverse città europee che chiediamo sia sempre più diffuso anche in quelle italiane”.

“I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di Pm10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%, mentre per il Pm2.5 il numero di città coinvolte sale a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Non migliore la situazione per quanto riguarda l’NO2, dove 24 città dovranno ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%. Alla luce degli standard dell’Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa ancora più critica. Bisogna determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali”.

fonte adnkronos.it

Mal’Aria 2024 di Legambiente, focus Lombardia con i primi dati 2024

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Legambiente Lombardia: “Già apprezzabile un forte deterioramento rispetto ai dati registrati nel corso del 2023, necessario riformulare le politiche sia emergenziali sia strutturali sulla qualità dell’aria nella regione”

Monaco nominata European Best Destination 2024

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Oltre 1 milione di viaggiatori provenienti da 172 Paesi sono stati consultati per votare le loro Migliori Destinazioni in Europa e hanno decretato il Principato di Monaco tra le mete europee più desiderate di quest’anno.

 Monaco continua l’ascesa nello scenario turistico internazionale e conquista il prestigioso riconoscimento di “Best European Destination 2024. Il titolo annuale è conferito in seguito a una votazione pubblica che quest’anno ha coinvolto oltre 1 milione di viaggiatori provenienti da 172 Paesi chiamati a scegliere i luoghi migliori per viaggiare in Europa nel 2024. Sono 20 le destinazioni selezionate dai viaggiatori tra le oltre 500 presenti sul principale sito web di viaggi dedicato alla cultura e al turismo in Europa, e Monaco si è classificata al secondo posto.

 

Monaco si è concentrata sullo sviluppo ecologico per molti anni e la destinazione continua a espandersi e a onorare il suo impegno nei confronti della natura“, afferma il sito European Best Destinations. “È considerata una destinazione perfetta per una fuga verde che combina benessere, gastronomia, shopping, spiaggia, attività acquatiche e sport all’aria aperta“.

 

Il Principato di Monaco, nel cuore della Costa Azzurra, spicca per il grande impegno verso la sostenibilità, ma anche per l’impegno nel garantire ai turisti nazionali e internazionali il connubio perfetto tra glamour, cultura e relax che rende unico questo scrigno sulla Riviera Francese. Rinomata per la sua sicurezza, Monaco sorprende anche per la ricchezza della sua storia. Il Paese monegasco è anche la meta raccomandata per un soggiorno romantico, un viaggio in famiglia o una fuga con gli amici grazie alla varietà di offerte alberghiere in grado di soddisfare le aspettative di tutti i viaggiatori.

Con il suo Museo Oceanografico, il Palazzo del Principi e i panorami mozzafiato – dove il verde dei giardini si fonde con il blu del Mediterraneo – il quartiere di Monaco-Ville è una tappa speciale per scoprire gli scorci pittoreschi e le piacevoli passeggiate tra i pescherecci e i prestigiosi yacht.

 

Il territorio monegasco è anche sinonimo di leggenda e fascino antico che, ancora oggi, appassionano i viaggiatori di tutto il mondo. Basta passare da Place du Casino, dove si trovano il Café de Paris e l’Hôtel de Paris Monte-Carlo, per immergersi in un’epoca da sogno. A pochi passi, invece, trionfa il complesso balneare del Larvotto.

Monaco si ammira anche dall’alto. Prima di lasciare il Paese, il promontorio Tête de Chien, situato su una terrazza sopra il Big Blue, regala l’arrivederci perfetto al Principato di Monaco.

 

Sostenibilità, Hotel Milano Scala Ottiene la Certificazione ESG DCA

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I dati relativi al turismo a Milano nel 2023 sono stati eccezionalmente alti. Questo successo è da condividere con diversi attori, sia pubblici che privati, tra cui le numerose strutture ricettive presenti in città. Tuttavia, l’Assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano, Elena Grandi, sottolinea l’importanza di condividere non solo i successi, ma anche gli obiettivi ambiziosi in materia ambientale. Fa riferimento al sostegno da parte dell’Hotel Milano Scala all’iniziativa ‘Milano per gli Alberi’ e auspica che questo esempio diventi contagioso. Durante un incontro, è stata evidenziata l’adesione di Hotel Milano Scala alle best practice ESG (Ambientali, Sociali e di Governance): l’hotel ha ottenuto la Certificazione DCA ESG rilasciata da Dream&Charme e ha annunciato il sostegno all’iniziativa per prendersi cura degli alberi del Comune di Milano. L’Hotel Milano Scala ha adottato diversi accorgimenti che lo hanno reso una delle 36 strutture ricettive più sostenibili al mondo, ottenendo il riconoscimento dall’UK National Geographic Traveler nella sua guida Earth Collection. Tra questi accorgimenti, l’hotel è stato il primo a Milano a utilizzare un sistema di climatizzazione di Mitsubishi Electric a recupero di calore condensato ad acqua, unità di trattamento aria e produzione di acqua calda sanitaria che si avvale dell’elettricità come fonte di energia. Inoltre, dispone di una terrazza panoramica con un orto che fornisce materie prime per la cucina secondo la filosofia farm to table, offre aria pulita grazie al gran numero di piante e gestisce i rifiuti organici tramite il Borsino Rifiuti, da cui si ricavano anche cortesie per i clienti della struttura.

Come gli edifici milanesi stanno diventando più sostenibili

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A Milano, la progettazione di nuovi edifici è diventata sempre più orientata alla sostenibilità ambientale. Infatti, sul tetto di molti nuovi edifici sono state predisposte terrazze verdi, abbellite da una ricca vegetazione, utili per ridurre la temperatura atmosferica, oltre ad accogliere pannelli fotovoltaici.

Sia le iniziative private che quelle pubbliche, come la creazione di parchi e la piantagione di nuovi alberi, insieme alla sensibilizzazione dei cittadini, stanno contribuendo a rendere Milano una città più sostenibile.

Milano è sempre stata all’avanguardia nei cambiamenti e, ora che anche la sostenibilità ambientale è diventata una priorità, la città si sta adattando al nuovo mondo. Tra i molti progetti eco-sostenibili, quattro spiccano in particolare: il Bosco Verticale, la Biblioteca degli Alberi, UpTown e BabyLife. Grazie all’architettura innovativa e sostenibile di questi edifici, Milano sta cercando di ridurre sempre più l’impatto sull’ambiente e riqualificare i quartieri.

Made in Italy Circolare e Sostenibile presenta i due nuovi bandi a cascata del valore complessivo di 18 milioni euro

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MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile – (https://www.mics.tech/), Partenariato Esteso finanziato dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) apre ufficialmente i due nuovi bandi a cascata destinati rispettivamente a Organismi di Ricerca e Imprese.

I due bandi dal valore complessivo di 18 milioni di euro e destinati rispettivamente a organismi di ricerca, università pubbliche e private e alle micro, piccole, medie e grandi imprese italiane, sono stati illustrati alla presenza di Fabrizio Cobis, Dirigente Ministero dell’Università e della Ricerca, durante l’evento “Il futuro è il nostro partner”(LINK) organizzato da MICS a Palazzo Brancaccio (Roma) il 23 e 24 gennaio.

MICS fa parte del fa parte dei progetti relativi alla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR e, con un totale di 125 milioni di euro ricevuti (114 milioni da fondi PNRR e 11 milioni da privati), ammontare di fondi più alto mai erogato per progetti di ricerca di base in ambito economia circolare e sostenibile, ha l’obiettivo, attraverso la pubblicazione di bandi a cascata, di rendere il Made in Italy circolare, autosufficiente, auto-rigenerativo, affidabile, sicuro e sostenibile dalla progettazione alla produzione. Di questi, il 40% dei fondi pubblici è destinato al Mezzogiorno, territorio soggetto a un recente e importante sviluppo tecnologico e industriale.

I nuovi bandi:

Il primo bando a cascata, dal valore di 3 milioni di euro, sarà interamente dedicato agli organismi di ricerca e università pubbliche e private. I progetti, dal valore minimo di 150 mila euro e massimo di 500 mila euro, saranno finanziati interamente e copriranno tutte le spese relative al personale già esistente, alle assunzioni, ai costi di consulenza esterne e all’acquisto di attrezzature, parte integrante del progetto di ricerca. Il bando avrà durata di circa un mese e, dopo l’invio delle domande di adesione, una commissione di valutazione composta dai rappresentanti delle 8 aree tematiche (Spoke), valuterà l’inserimento delle proposte attraverso una griglia di valutazione che terrà conto delle seguenti premialità: coinvolgimento di donne nel personale che condurrà la ricerca, impatto atteso della ricerca sulla sostenibilità sociale e proposta che sarà svolta nel Mezzogiorno e/o Isole. I partecipanti avranno 18 mesi di tempo per poter presentare i risultati del progetto.

Dopo la fase di verifica dei parametri, il Politecnico di Milano, che è soggetto capofila del Partenariato, comunicherà la vincita o meno del bando e, da quel momento, inizia la fase di ricerca che deve essere rendicontata entro la fine del 2025, pena la perdita dei finanziamenti.

Il secondo bando a cascata dal valore complessivo di 15 milioni di euro prevede come beneficiari le micro, piccole, medie e grandi imprese. Possono partecipare al bando singolarmente oppure creando un’associazione temporanea con organismi di ricerca (dove il massimo budget per questi ultimi all’interno del progetto presentato è il 20%). I progetti di ricerca presentati devono avere un valore a partire da 150 mila euro fino a 1 milione di euro per ogni singolo progetto di ricerca in ambito industriale e le spese relative al personale esistente, alle nuove assunzioni e alle attrezzature verranno coperte per un massimo pari al 70% in proporzione alle dimensioni delle aziende. Le imprese avranno 12 mesi di tempo per poter completare il progetto.

Nei progetti, oltre a rispettare le linee relative ai settori del partenariato (Moda, Arredamento e Automazione), verranno premiate l’originalità e la trasferibilità dei risultati verso altri settori industriali, la rilevanza del settore e del mercato target della proposta progettuale e l’impatto che i risultati del progetto potrebbero avere concretamente sui temi di circolarità e sostenibilità ambientale e sociale.

Al termine dei due bandi a cascata, se i risultati saranno positivi, ci sarà la possibilità di ulteriori integrazioni con altre risorse.

Entrambi i bandi a cascata sono stati resi pubblici ufficialmente il 23 gennaio durante l’evento “Il Futuro è il nostro partner”.

“I risultati ottenuti quest’anno da MICS seguono principalmente quattro direzioni trasversali nei settori di Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica: la ricerca sui nuovi materiali dal recupero degli scarti della lavorazione delle pelli, agli smart material per i tessuti sportivi, lo sviluppo di soluzioni e piattaforme per aiutare le imprese di settori diversi a fare cross-fertilization, la trasformazione del modello di business verso un Made in Italy di servizi per vendere, oltre ai prodotti, anche le funzioni d’uso e know-how e, infine, le nuove forme di collaborazione che possano abilitare la fabbrica del futuro, per esempio fra produttori di macchinari standard e non.” – commenta Marco Taisch, Presidente di MICS – “L’investimento in MICS è duplice: da un lato vengono inventati materiali e processi che le nostre imprese potranno utilizzare in futuro, dall’altro si formano persone con competenze necessarie per progredire tecnologicamente. Abbiamo infatti creato un gruppo di stakeholder con circa 250 soggetti tra imprese, associazioni di categoria, federazioni e cluster con i quali abbiamo creato una rete di comunicazione attiva e costante con la quale condividere i nostri risultati. L’utente finale è il tessuto industriale italiano.”

I partner coinvolti ad oggi:

Tra i partner pubblici coinvolti spiccano: Consiglio Nazionale delle Ricerche, Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Brescia, Università degli studi di Federico II di Napoli, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Palermo e Università di Roma La Sapienza.

Tra i partner industriali: Aeffe, Brembo, Camozzi Group, Cavanna, Italtel, Itema, Leonardo, Natuzzi, Prima Additive, SACMI, SCM Group, Stazione Sperimentale dell’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti, Thales Alenia Space.

L’evento “Il futuro è il nostro partner”

Il 23 e 24 gennaio MICS ha organizzato l’evento “Il futuro è il nostro partner” durante il quale, alla presenza di ricercatori, esperti, aziende e istituzioni, sono stati presentati i risultati raggiunti a un anno dalla nascita di MICS e i prossimi bandi aperti ai progetti di ricerca di università, centri di ricerca e imprese esterni al partenariato.

L’evento che ha coinvolto il mondo industriale, le istituzioni, gli esperti e i ricercatori per discutere di come il Made in Italy possa diventare più sostenibile e circolare, oltre a essere stato un momento di confronto sul futuro di Abbigliamento, Arredamento e Automazione-Meccanica, i tre settori di eccellenza industriale italiani, è stato anche l’occasione per incontrare i professionisti e i ricercatori che guidano l’avanzamento tecnologico e innovativo del nostro Paese. Durante le due giornate nelle tavole rotonde sono anche stati discussi i progetti e le tematiche su cui si concentra il lavoro di MICS. In base alla tematica scelta, i partner di MICS possono collaborare seguendo un percorso comune poiché gli Spoke sono trasversali alle diverse industrie.

fonte www.gazzettadellalombardia.com

Life Gate : 9° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile

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Il 9° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di Life Gate porta alla luce quattro parole in particolare: diversità, inclusione, accoglienza, rispetto. Sono parole tutt’altro che astratte, parole che sempre più orientano le scelte di individui e imprese. Perché sostenibilità vuol dire anche questo: vuol dire mettere al centro le persone.

A un primo sguardo, la sfera della società può apparire lontanissima dalle altre due che compongono l’acronimo Esg, cioè ambiente (environment) e governance. In realtà, sono le persone a pagare il prezzo degli sconvolgimenti del clima. Lo vediamo negli stati insulari del Pacifico che rischiano di scomparire dalle cartine geografiche, così come nelle nostre città, ingiallite dalla siccità o colte di sorpresa dai nubifragi. L’aspetto sociale si integra estremamente anche con l’economia, perché le aziende non possono più limitarsi a immettere prodotti e servizi sul mercato: devono anche dimostrare di farlo in modo responsabile nei confronti delle persone che fanno parte della loro stessa organizzazione, della filiera, della comunità in cui si insediano.

Dopo decenni in cui questi e altri temi sono rimasti sotto traccia, finalmente la consapevolezza sta cambiando. Gli italiani sono attenti, si informano e ne discutono sul posto di lavoro, in famiglia, in università.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente link.

Rifiuti, a Chiuduno un impianto giardino. Maione: Lombardia modello

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“I numeri dicono che la Lombardia è avanguardia mondiale nella gestione dei rifiuti e in ambito di economia circolare. Il territorio bergamasco è tra i più virtuosi e con investimenti di questo tipo non possiamo che essere fiduciosi su un continuo miglioramento. Qui siamo già oltre l’eccellenza”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, che a Chiuduno (BG) ha visitato il nuovo ‘impianto giardino’ della Servizi Comunali spa.

Si tratta di un avveniristico impianto di stoccaggio rifiuti, unico al mondo nella sua capacità di coniugare la presenza del rifiuto a un bioparco ‘sentinella’. I lavori di predisposizione dell’area sono iniziati alcune settimane fa.

Un bioparco dentro l’impianto

La natura farà da contorno all’impianto e svolgerà una funzione di sentinella sull’impatto dell’impianto stesso. Ci riuscirà attraverso la realizzazione di un bioparco popolato da fauna ittica, piantagioni di olivo, vite, frutta, ortaggi, animali da cortile. Servizi Comunali spa ha strutturato collaborazioni con gli atenei di Bergamo e Brescia, affinché proprio le università possano contribuire sia in termini di verifica che in termini di evoluzione, ricerca e sviluppo del progetto. Il nuovo impianto tratterà tre tipologie di rifiuti: ingombranti, plastica, carta e cartone. Nell’impianto convergeranno circa 100.000 tonnellate di rifiuti ogni anno e lavoreranno dalle 20 alle 30 persone.

Raccolta differenziata sopra la media Ue

“I livelli di raccolta differenziata dei rifiuti e di economia circolare della Lombardia – ha sottolineato l’assessore Maione – sono al di sopra della media europea. In Lombardia la raccolta differenziata è al 73.2%, in provincia di Bergamo ormai sfioriamo l’80%. La percentuale relativa al recupero complessivo di materia e di energia Bergamo è dell’83%, in linea con la media regionale dell’85%”.

“I valori sono altissimi – ha aggiunto – e il merito è di tutti gli attori della filiera: in primo luogo dei cittadini che hanno assunto nella quotidianità comportamenti virtuoso e poi degli investimenti fatti dalla Regione, dai Comuni e dalle imprese. Essere un modello internazionale di economia circolare non è sufficiente: continuiamo a investire in impianti, nuove tecnologie e campagne di sensibilizzazione e a considerare l’educazione ambientale, basata su dati scientifici e non su slogan, come il motore immobile della Lombardia del futuro”.

Visione e rispetto del territorio

Presente al sopralluogo anche l’assessore regionale alla Casa e Housing Sociale, Paolo Franco.
“Un impianto del genere, che unisce la complessità tecnica al giusto impatto sul territorio, è un orgoglio per la Bergamasca e per la Lombardia”, ha detto Franco, affermando che “è il frutto di studi e progetti che guardano al futuro, perché non si accontentano della produttività, ma la accompagnano a progetti più vasti che coinvolgono la natura circostante. Questo vuol dire avere lo sguardo lungo e il rispetto per il territorio”.

Il modello Lombardia che riporta al centro la figura del geologo, grazie al dialogo con gli enti regionali, comunali, su più livelli e Università

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Federica Ravasi  (Vice – Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia) : “Riaffermare la figura centrale del geologo. In Lombardia ci stiamo riuscendo, grazie alla sinergia rafforzata con Enti regionali, comunali ma anche con le stesse Università e figure professionali diverse. La geologia si apre anche a nuovi orizzonti. La figura del geologo è importante anche ad esempio per nuovi percorsi come la Geo – Archeologia che sarà oggetto di una conferenza il 6 Febbraio”.

“In questi anni abbiamo avuto lo scopo principale di rafforzare sul territorio, la presenza dei geologi in Lombardia. Lo abbiamo fatto contattando direttamente, non solo gli enti e le istituzioni presenti a livello locale e regionale. Questa azione ci ha permesso di venire a contatto, non solo con i funzionari ma anche di stringere con altre figure professionali come ingegneri, agronomi, architetti, sinergie che ci permettano di seguire la multidisciplinarietà, la possibilità di trattare lo stesso argomento da più punti di vista con l’affermazione del ruolo del geologo. Anche attraverso questa strada siamo riusciti, in Lombardia, a ottenere importanti risultati con Regione e Comuni. E’ stato un lavoro molto duro che ha coinvolto il Consiglio e siamo riusciti a stringere accordi anche con le Università e anche a rinnovare accordi in essere, a conferma della fiducia nell’affermare la fiigura del geologo anche a livello regionale”.  Lo ha affermato Federica Ravasi, Vice Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia.

 

E in questa direzione vanno anche i prossimi, immediati eventi che vedono protagonista l’Ordine dei Geologi della Lombardia.

 

Oggi possiamo parlare anche di Geo – Archeologia.

Ad esempio, Martedì 6 febbraio 2024 dalle 09:30 alle 13:30 a Milano c/o l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Aula G. 130 S. Maria – Largo A. Gemelli, 1 – Milano terrà il convegno in presenza gratuito: Geologia e Archeologia: spunti per un approccio comune. L’evento è organizzato dall’Ordine dei Geologi della Lombardia in cooperazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il patrocinio di Cia- Confederazione Italiana- Archeologi.

“L’archeologia nell’ultimo cinquantennio ha profondamente modificato i suoi caratteri epistemologici ampliando i suoi obbiettivi e le metodologie di approccio alla ricostruzione del passato. In questo percorso di affinamento si è riconosciuto l’apporto necessario di competenze mutuate dalle scienze della terra e la necessità di geologi in grado di collaborare o partecipare direttamente a progetti di scavo.
Il seminario intende precisare il concetto di geoarcheologia – ha continuato la Ravasi –  inquadrare la figura del geoarcheologo e l’apporto specifico che può fornire alla comprensione del rapporto uomo-ambiente a partire dal dato archeologico. Verranno forniti riferimenti alla normativa di riferimento e prospettati ambiti di coinvolgimento (valutazione preventiva del rischio archeologico;  ricostruzione paesaggio e ambiente;  ricostruzione dinamiche insediative in scavo archeologico).
I diversi interventi proporranno anche casi esemplificativi. Bisogna avere l’intuizione di guardare oltre, al fine di rendere sempre più centrale la figura del geologo”.

Centro di Educazione Ambientale di Prim’Alpe: Legambiente offre incentivi per la mobilità sostenibile

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11 tonnellate di CO2 risparmiate nel 2023 grazie alla scelta del treno, incentivata con sconti sulle spese di soggiorno

 Legambiente: “Sostenibilità oltre il soggiorno in struttura, importante promuovere valori e contenuti del trasporto collettivo”

Il Centro di Educazione Ambientale (CEA) di Prim’Alpe, situato nel contesto della Foresta Regionale dei Corni di Canzo (CO), da anni attrae scuole, gruppi familiari, scout ed altri visitatori desiderosi di approfondire la loro conoscenza del mondo naturale. La struttura è da anni un punto di riferimento per l’educazione ambientale in Lombardia.

Consapevole del fatto che la sensibilizzazione ambientale debba estendersi anche oltre i confini fisici del luogo in cui è inizialmente promossa, nel corso del 2023 il circolo Legambiente Prim’Alpe ha deciso di offrire un incentivo a coloro che scelgono di raggiungere il CEA utilizzando il trasporto collettivo anziché veicoli privati, con l’obbiettivo di promuovere una mobilità più rispettosa dell’ambiente.

Su un totale di sessantasei gruppi di visitatori che hanno usufruito del CEA nel corso dell’anno, ben ventinove, poco meno della metà, hanno preferito utilizzare il treno, per un totale di quasi mille persone. Tale decisione non solo ha permesso loro di beneficiare delle agevolazioni offerte, ma ha anche comportato un risparmio significativo in termini di emissioni di CO2, contribuendo così alla riduzione degli effetti della crisi climatica.

 

Chi ha scelto il trasporto collettivo per arrivare a Prim’Alpe ha ridotto le emissioni di anidride carbonica di ben 11 tonnellate nel corso del 2023, considerando una media di circa 90 Km. tra andata e ritorno. Il dato è basato sulla somma totale dei Km. che gli ospiti hanno percorso tra gennaio e dicembre del 2023, mettendo a confronto le medie emissive in fatto di CO2 di treno ed automobile.

 

Il bacino di utenza delle attività del CEA di Prim’Alpe si estende fra Milano ed il Comasco; l’alternativa all’automobile privata è appunto il treno (arrivo alla stazione di Canzo), ed è questa l’opportunità che ha fatto scattare l’iniziativa, che sarà replicata anche nel corso del 2024.

“Basata com’è su sconti economici, la nostra iniziativa è tra le più efficaci per diffondere valori e contenuti della mobilità sostenibile e del trasporto collettivo, rispetto a quelli della motorizzazione privata,” spiega Marzio Marzorati, presidente del circolo Legambiente Prim’Alpe. “In una logica di contrasto alla crisi climatica assumono rilevanza le iniziative che, seppure di modesta entità, risultino mirate e costanti nel tempo, contribuendo così alla salvaguardia di un ambiente in equilibrio sempre più precario e a un’educazione continua sulle questioni legate alla sostenibilità”

Per info su Legambiente Prim’Alpe: legambiente.primalpe@gmail.com

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