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I dati del report PENDOLARIA di Legambiente

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In Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario, insieme al Mezzogiorno e ai finanziamenti ad oggi insufficienti. Intanto mentre il numero dei viaggiatori torna a salire, il governo Meloni risponde con tagli e rimodulazioni. Nell’ultima legge di bilancio, approvata lo scorso dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie, e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce.

È quanto denuncia Legambiente con il nuovo report di Pendolaria, presentato oggi a Reggio Calabria nell’ambito della campagna Clean cities, che racconta in sintesi di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto su ferro. Grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono anco­ra distanti dai livelli del resto d’Italia. Al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni, in calo rispetto a 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021, ma ancora molto lontana dai 14,6 anni del nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni.

Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024,  si concentrano al Sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la di­rettrice costiera verso Sorrento, sia sul versan­te interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese), la linea Catania- Caltagirone-Gela, e come new entry la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.

Altra nota dolente, riguarda le linee ferrovie chiuse e sospese ormai da anni: come quella della Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scar­tamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non vi è alcun pro­getto concreto di riattivazione. In Sicilia sono 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, mentre non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. Imbarazzanti i tempi di percorrenza: ad esempio per andare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. In tutto ciò il dibattito pubblico e le risorse economiche per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno sembrano ruota­re attorno alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con una spesa com­plessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni. Un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico.

 

Per questo l’associazione ambientalista lancia oggi da Reggio Calabria e Messina, dove si presenta Pendolaria con un doppio appuntamento (quello del pomeriggio sarà a Messina), un appello al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini: “il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità. Il Sud, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, non ha bisogno del Ponte sullo stretto di Messina, ma di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”.

“Bisogna – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il no­stro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture: ossia nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile. Il Governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambia­mento profondo della mobilità nella direzio­ne della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali.

 

“In Calabria e in Sicilia – dichiarano Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria e Tommaso Castronovo presidente Legambiente Sicilia– si continua a viaggiare ed a spostarsi quasi come trenta anni fa. Il rapporto Pendolaria mette in luce il persistente divario infrastrutturale tra il Sud ed il Nord del Paese: circolano meno treni, i convogli sono mediamente più vecchi e si muovono su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate con tempi di percorrenza che li rendono poco competitivi rispetto al trasporto su gomma. In Calabria ed in Sicilia servono collegamenti più sicuri e frequenti con l’adeguamento delle linee anche ai fini dell’alta velocità, treni tecnologicamente avanzati, stazioni rinnovate ed accoglienti. Quello di cui abbiamo bisogno è il triplo degli investimenti programmati, già da diversi anni, per migliorare ed ampliare l’offerta del servizio e il materiale rotabile oltre ad informazioni puntuali nel rispetto dei diritti dei passeggeri. Il Ponte sullo stretto oltre ad essere un’opera inutile, che drena ingenti risorse pubbliche e non risponde alle vere priorità di Calabria e Sicilia, è anche pericolosa perché sarebbe costruito in una zona ad alto rischio geotettonico e sismico e, sotto il profilo ambientale, metterebbe a rischio la conservazione di ambienti marini, costieri ed umidi di eccezionale bellezza”.

 

Scenario al 2030: Per Legambiente se davvero l’Italia vuole rispettare gli obiet­tivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, sarà necessario fino al 2030 prevedere nuovi finanziamenti pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni; 200 milioni l’anno per migliorare il servizio In­tercity o l’aumento di almeno 1 miliardo del Fondo Nazionale Trasporti (che fi­nanzia il trasporto su ferro e quello su gomma). Si tratta di una spesa alla portata del Paese attraverso un’attenta programmazione di finanziamenti europei, italiani e regionali. Le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia.

 

12 linee peggiori: Tornando al report e alle 12 linee ferroviarie peggiori 2024, oltre alle quattro del Meridione (ex linee circumvesuviane, la linea Catania- Caltagirone-Gela, la linea Jonica, la tratta Barletta-Trani-Bari), ci sono anche: la Roma-Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (che vede ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo, e come new entry la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino (linea tra le piemontesi con il maggior numero di utenti all’anno, è al tempo quella che registra ritardi e soppressioni a livello di servizio ferroviario metropolitano) e il suo proseguimento Pinerolo-Torre Pel­lice la cui riattivazione del servizio, sospeso nel 2012, era incluso nel contratto per il servizio ferroviario metropolitano siglato dalla Regione e RFI nel 2019, ma la procedura è ancora ferma alla fase progettuale; la Grosseto-Siena dove permangono ancora rallentamenti e disagi per i viaggiatori.

 

La beffa dei tagli al PNRR: Nel 2023 il PNRR, che prevedeva ampi interventi sulle ferrovie, è stato rimodulato. 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma-Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la Palermo-Catania non sarebbe rientra­ta in tempo per il completamento degli interven­ti nel 2026, ed è stata quindi rimodulata.

In totale, sul sistema di AV/AC al sud, 840 milioni di tagli: Orsara-Bovino (linea Napo­li-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta Xirbi-Lerca­ra (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, En­na-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni. Per non depredare il sistema ferroviario delle molte risorse necessarie, la Or­te-Falconara e la Metaponto-Potenza, oltre ad altre tratte regionali, sono state incluse nei nuovi interventi previsti. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50.

 

Buone notizie: Una buona notizia per il Sud arriva dalla linea Bari-Bitritto, un progetto che risale al 1986 e l’inizio dei lavori al 1989. L’affidamento del servizio ferroviario, benché in ritardo rispetto all’inaugurazione prevista per settembre 2023, è avvenuto ma scadenzato. Legambiente auspica che il servizio sia presto potenziato fino a raggiungere pieni standard da metropolitana ferroviaria. Tra le altre buone notizie, continua il trend di ripresa del numero dei viaggiatori al giorno, anche se per il 2022, dai dati raccolti su base regionale, siamo ancora a circa il 25% in meno rispetto al 2019. Per il 2023 Trenitalia ha dichiarato, per i Frecciarossa, un +7% rispetto al 2019, per gli Intercity +10% rispetto al 2019, e per il trasporto regionale +18% sempre rispetto al 2019. Continua anche il piano di elettrificazioni di RFI, con l’ultima tratta realizzata, in ordine di tempo, la Roccaravindola-Isernia in Molise e la previsione di attivare circa 1.200 km di linea entro il 2026 e 54,6 km oltre il 2026, per un investimento complessivo che supera i 2 miliardi di euro.

 

Infine, un passaggio su alcune buone pratiche, che arrivano dal Trentino-Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Basilicata. Si va ad esempio dall’Alto Adige Pass” – una carta elettronica che ha una durata di 365 giorni, valida su tutti i mezzi di trasporto pubblico e con un tetto massimo di spesa di 640 euro – alla riapertura delle linee Casale-Mortara e Asti-Alba, della nuova stazione Ferrovie Appulo Lucane ad Avigliano (PZ) per arrivare al progetto “Mi muovo in Emilia-Romagna” con biglietti e abbonamenti a integrazione tariffaria su

Quanta energia produce un impianto fotovoltaico?

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Prima di installare i pannelli fotovoltaici sul tetto è fondamentale dimensionare correttamente l’impianto – affinché sia in grado di fornire – un rendimento adeguato al proprio fabbisogno energetico. In questo approfondimento, vedremo nel dettaglio quanto produce un impianto fotovoltaico in Italia, analizzando i fattori che influiscono sulla resa e fornendo alcuni consigli utili per massimizzare le prestazioni.

DA COSA DIPENDE LA PRODUZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO?

Un impianto fotovoltaico è in grado di sfruttare la luce del sole per produrre energia elettrica, grazie alle celle fotovoltaiche che compongono i moduli. Tuttavia, il rendimento dei pannelli fotovoltaici è determinato da vari fattori:

  • tipo di moduli (potenza, materiali, qualità, tecnologie);
  • inclinazione e orientamento dei pannelli;
  • temperatura d’esercizio dell’impianto;
  • irraggiamento solare;
  • condizioni meteorologiche e ambientali.

Queste possibili variabili, ci fanno capire, che i moduli fotovoltaici non sono tutti uguali, ma in base alla:

  • qualità;
  • alla potenza;
  • ai materiali e alle tecnologie integrate.

offrono un certo rendimento di base. Ad esempio, mentre i pannelli fotovoltaici in silicio policristallino hanno un’efficienza intorno al 16-18%, quelli in silicio monocristallino hanno una resa fino al 19-21%.

Lo stesso, vale per l’orientamento e l’inclinazione dei pannelli fotovoltaici, due aspetti fondamentali studiati dai tecnici per garantire il miglior rendimento possibile attraverso una configurazione ottimale dei moduli. Anche la temperatura ambientale incide sulla produzione di energia elettrica dei pannelli fotovoltaici, i quali assicurano la massima efficienza a una temperatura di 25°C.

Un altro fattore che condiziona la resa dell’impianto è l’irraggiamento solare, in genere più elevato al Sud Italia rispetto al Nord. Infine, non bisogna sottovalutare le condizioni ambientali e meteorologiche, considerando che la produzione dei pannelli fotovoltaici in inverno e nelle giornate di maltempo è ridotta in confronto all’estate e ai giorni di bel tempo.

QUANTI KW PRODUCE UN PANNELLO FOTOVOLTAICO?

Come abbiamo visto, la produzione di energia elettrica di un pannello fotovoltaico è piuttosto variabile; infatti, non è costante durante l’anno e la giornata. Per questo motivo, i produttori dei moduli fotovoltaici indicano una stima di rendimento, calcolata in condizioni ottimali di temperatura e irraggiamento solare.

Ad esempio, calcolando quanto produce un pannello fotovoltaico da 100 W si ottiene una media di circa 100-120 kWh di energia elettrica. Tuttavia, la maggior parte dei moduli venduti oggi ha una potenza di 300-400 W, con un rendimento intorno a 500-650 kWh.

QUANTI PANNELLI SONO NECESSARI PER UNA PRODUZIONE DA 4 KW?

La quantità di pannelli fotovoltaici necessaria per ottenere una produzione di 4 kW dipende dalla potenza di ciascun pannello. La potenza è misurata in kilowatt-picco (kWp) e per determinare il numero di pannelli necessari, puoi utilizzare la seguente formula:

Numero di pannelli= Potenza desiderata (kW)∶ Potenza di ciascun pannello (kWp)

Ad esempio, se i pannelli solari che stai considerando hanno una potenza di 300 watt-pico (0,3 kWp) ciascuno, la formula sarebbe:

Numero di pannelli= 4 kW∶ 0,3 kWp/pannello ≈ 13,33 pannelli

Poiché il numero di pannelli deve essere intero, avresti bisogno di almeno 14 pannelli da 300 watt-picco ciascuno per ottenere una produzione totale di 4 kW.

energia solare
Quanto produce un impianto fotovoltaico

QUALE RESA PER OGNI M²?

La resa di un impianto fotovoltaico, espressa in kWp/m², rappresenta la quantità di potenza che può essere generata per ogni metro quadrato di area occupata dai pannelli fotovoltaici. Ad esempio, se hai un impianto da 8 kWp che occupa 40 m², la resa sarà 0,2 kWp/m². Questo indica che in media l’impianto produce 0,2 kWp di potenza per ogni metro quadrato di pannelli solari.

QUANTO PRODUCE IN UN ANNO UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO?

Per determinare quanto produce un impianto fotovoltaico basta sommare il rendimento di ogni pannello, ottenendo la stima della resa complessiva dell’impianto. Vediamo alcuni esempi:

  • un impianto fotovoltaico da 3 kW ha un rendimento di circa 11 kWh al giorno di energia elettrica, mentre in un anno è possibile aspettarsi una produzione intorno 500 kWh;
  • uno da 4 kW ha un rendimento giornaliero è di circa 14,7 kWh, con una resa annuale intorno a 300 kWh;
  • con un impianto da 6 kW è possibile ottenere un rendimento medio giornaliero di circa 22 kWh, arrivando in un anno intorno a 000 kWh di energia elettrica;
  • se consideriamo un impianto fotovoltaico da 8 kW, possiamo usare una stima approssimativa di 1.200 kWh prodotti all’anno per ogni kWp (kilowatt-pico) installato in zone con buone condizioni solari. Quindi, per un impianto da 8 kW, la produzione annuale stimata sarebbe di circa 600 kWh.

Uno strumento utile per stimare la produzione di energia elettrica di un impianto fotovoltaico in Italia è la mappa solare dell’Unione Europea, che consente di calcolare in modo semplice e affidabile il rendimento di un impianto nelle varie zone del nostro Paese in base al diverso irraggiamento solare.

Utilizzando questo strumento, considerando la produzione annuale medio-standard di energia solare per una particolare area geografica, è possibile ottenere una stima personalizzata della produzione attesa dell’impianto, sia per sistemi connessi alla rete che off-grid. Per esempio, in un’area con buone condizioni solari, un impianto fotovoltaico da 100 kW potrebbe produrre tra i 120.000 e i 150.000 kWh all’anno.

COME OTTIMIZZARE IL RENDIMENTO DEL TUO IMPIANTO FOTOVOLTAICO

Per aumentare la resa di un impianto fotovoltaico è possibile adottare alcuni accorgimenti utili:

  • installare se possibile una copertura vegetale verde sul tetto, per evitare un innalzamento eccessivo della temperatura di esercizio che riduce il rendimento dei pannelli fotovoltaici;
  • utilizzare gli ottimizzatori fotovoltaici in presenza di ombreggiamenti parziali per migliorare la resa dei singoli moduli;
  • mantenere i pannelli sempre puliti e in buone condizioni;
  • affidarsi a professionisti per garantire una corretta installazione dei moduli fotovoltaici;
  • scegliere pannelli ad alta efficienza come i moduli monocristallini di nuova generazione.

pannelli fotovoltaici di NWG Italia garantiscono prestazioni elevate in termini di efficienza energetica. Inoltre, è possibile usufruire del supporto di professionisti esperti, in grado di individuare eventuali criticità e progettare un impianto correttamente dimensionato e configurato per massimizzare le performance, con assistenza dedicata in ogni fase, dal sopralluogo iniziale alla gestione delle pratiche per l’allaccio alla rete elettrica.

fonte https://www.nwgitalia.it/

NAU! Reloove, il primo negozio di occhiali Nau! usati e sostenibili

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NAU!RELOOVE è il primo negozio di occhiali  NAU! usati. Un progetto di economia circolare nato in casa NAU!, il brand che dal 2005 ha messo al centro le persone, la sostenibilità economica, sociale e ambientale e che dal 2022 compensa la CO2 emessa per realizzare ogni occhiale venduto.

NAU!RELOOVE è un’assoluta novità nel mondo dell’occhialeria: per la prima volta, gli occhiali non seguono il loro tradizionale destino, quello del cassetto o, peggio, dell’indifferenziata, ma ritornano a vivere, pronti a risplendere sul viso di nuove persone!

Il nuovo retail format retail NAU!RELOOVE ha da poco aperto il primo store nel cuore del centro storico di Como, in via Cesare Cantù, ed è un inno all’economia circolare, a partire dagli arredi, rigorosamente di recupero fino al prodotto: occhiali usati da vista e da sole ricchi di colore, pensati per persone gioiose, autentiche, aperte al futuro e consapevoli delle nuove sfide della sostenibilità.

 

 

Gli occhiali usati, raccolti negli oltre 150 negozi italiani del brand, raggiungono la fabbrica NAU! di Castiglione Olona seguendo flussi logistici già esistenti. Qui vengono analizzati e classificati in recuperabili o non recuperabili. Per i recuperabili viene immediatamente avviato un processo di rimessa a nuovo che comprende sanificazione, lucidatura, cambio di viti e naselli, rifacimento delle tampografie, registrazione dell’assetto dell’occhiale ed eliminazione delle vecchie lenti da vista per poter ospitare le nuove lenti, oppure cambio delle lenti da sole. È così che l’occhiale NAU!RELOOVE risponde a tutti i requisiti qualitativi previsti dalle vigenti normative europee ed è contraddistinto dal marchio R©, una scelta stilistica che sintetizza l’anima del progetto: amare ancora. Gli occhiali non più utilizzabili, invece, vengono smaltiti seguendo le corrette procedure previste dalle attuali norme.

NAU!RELOOVE è la nostra rivoluzione circolare, un progetto tutto NAU! che esprime la concretezza che da sempre ci contraddistingue nel percorso per la riduzione del nostro impatto ambientale. Ci sfidiamo ogni giorno per trovare nuovi modi e nuove strade per essere sempre più sostenibili: da qui, è nata l’idea di allungare il ciclo di vita dei nostri prodotti, sfruttando la nostra rete e i nostri flussi logistici, produttivi e distributivi. È così che si è concretizzato NAU!RELOOVE. il primo negozio di occhiali usati, pronti per essere riamati”.  Monica Salvestrin Brogi, Co-Founder di NAU!

Per scoprire NAU!RELOOVE: https://www.nau.it/it/nau-reloove

Mobilità. PNRR: partono i lavori per due tratte della metrotranvia 7 “Interquartiere Nord”

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Assessora Censi: “Nuova importante linea di forza del trasporto pubblico a nord Milano”Le tratte

Sono pronti a partire i lavori per la realizzazione della metrotranvia 7 in due delle tre tratte finanziate con fondi Pnrr per 86,3 milioni di euro complessivi: quella tra Cascina Gobba e il quartiere Adriano e quella tra via Fulvio Testi e il Pronto Soccorso Niguarda.La Metrotranvia Intequartiere Nord, lunga circa 14 chilometri, principalmente in sede protetta, metterà in comunicazione tutti i quartieri nell’area di Milano Nord, collegando la stazione M2 di Cascina Gobba alla stazione FS Certosa e toccando altri importanti punti di interscambio del trasporto pubblico, come la stazione di Bovisa, la M3 ad Affori, l’ospedale Maggiore con la tranvia 4 verso Seregno, la M5 a Bicocca, le Fs a Greco Pirelli e la M1 a Precotto.Attualmente è in esercizio la tratta compresa tra viale Fulvio Testi e via Anassagora, in fase di completamento tra Anassagora e viale Adriano e in fase di progettazione le tratte tra l’ospedale di Niguarda e via Durando e tra Villapizzone e Stazione Certosa FS.I primi lavori che partiranno sono quelli del tragitto che collegherà il quartiere Adriano con la fermata della M2 a Cascina Gobba: l’intervento prevede la realizzazione di un percorso di circa 1,3 km con tre fermate, una passerella di collegamento, a scavalco del Lambro, con la fermata della metropolitana, una ciclabile che affiancherà la metrotranvia. A ciò si aggiunge un tratto di strada, realizzato con fondi comunali, di circa un chilometro che connetterà la rotonda in uscita dalla tangenziale est con via San Mamete.I lavori comportano anche l’abbattimento e la ricostruzione di una parte della rampa che da via Palmanova porta in tangenziale Est, direzione nord, per consentire di allargare il sottopasso di via Padova-via Rizzoli.I lavori dureranno circa un anno e prevedono alcune modifiche alla viabilità e interventi temporanei per ridurre il più possibile i problemi di circolazione.Per un fine settimana, a partire dalle 22 di venerdì 16 febbraio fino alle 5 di lunedì 19 febbraio, sarà interdetto l’ingresso da via Palmanova in tangenziale in direzione nord attraverso l’attuale rampa. Per immettersi si dovrà utilizzare la viabilità alternativa che transita dalla rotonda di via Olgettina, debitamente segnalata.Da lunedì 19 l’accesso sulla rampa di immissione in tangenziale sarà nuovamente consentito attraverso l’apertura di un varco provvisorio. Nello stesso periodo, il sottopasso di via Rizzoli-via Padova, al momento a doppio senso, sarà percorribile solo in direzione nord, per cui anche in questo caso per raggiungere via Rizzoli si dovrà transitare dalla rotonda di via Olgettina.

Nel lotto tra via Fulvio Testi e il Pronto Soccorso di Niguarda sono attualmente in corso le attività di cantierizzazione e nei prossimi giorni ci sarà l’esecuzione della BOB (bonifica ordigni bellici), necessaria per legge ogni volta che si realizza un’infrastruttura in una nuova sede senza costruzioni. Il percorso di questo lotto sarà di circa 1,7 km con tre fermate.Nel complesso saranno messi a dimora oltre 300 nuovi alberi e saranno sistemati ad area verde oltre quattro ettari di terreni.Per quanto riguarda invece la terza tratta finanziata dal Pnrr, quella da piazza Bausan a Villapizzone passando da Bovisa FS, è appena stato giudicato l’appalto e si prevede la partenza dei lavori prima dell’estate.Per tutti e tre i lotti, si prevede il termine dei lavori per giugno del 2026.“Nella nostra città entro due anni e mezzo – spiega Arianna Censi, assessora alla Mobilità –  si aggiungeranno nuovi chilometri di traporto pubblico al servizio dei cittadini e delle cittadine per una mobilità efficiente e rispettosa dell’ambiente. La Metrotranvia Interquartiere Nord è un’opera attesa da tempo che consentirà di collegare i quartieri a nord est con quelli a nord ovest, senza per forza passare dal centro. Sempre grazie ai fondi Pnrr, con cui saranno acquistati 14 tram bidirezionali, le tratte saranno pienamente funzionali non appena terminate”.

ManpowerGroup, dalla transizione verde 30 milioni di posti di lavoro entro il 2030

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Dalla ‘transizione verde‘ del mondo produttivo verranno 30 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Lo afferma una ricerca di ManpowerGroup, l’ultima indagine dell’organizzazione, presentata al World Economic Forum di Davos, che ha coinvolto circa 40.000 datori di lavoro e oltre 5.000 persone in 41 Paesi. Secondo il report le aziende sono in difficoltà: il 94% non ha i professionisti necessari e il 75% non trova i talenti di cui ha bisogno per raggiungere i propri obiettivi Esg.

Il percorso verso un’economia più sostenibile dal punto di vista climatico e ambientale, promosso da consumatori, investitori e istituzioni, – spiega lo studio – accelererà la trasformazione verde delle aziende e porterà a un aumento delle opportunità di impiego nell’ambito della sostenibilità, creando fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo entro il 2030, aggiungendo che a livello globale solo un lavoratore su otto possiede più di una competenza ‘green’, con l’Italia che è tra i Paesi che presentano le maggiori carenze di competenze. Secondo il report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità, i cosiddetti ‘green jobs’.

Le intenzioni di assunzione più forti (81%) sono state riscontrate nel settore dell’energia e dei servizi pubblici, seguito dai comparti information technology (77%) e servizi finanziari (75%), mentre i talenti verdi più ricercati sono quelli attinenti alle funzioni della produzione (36%), di operations e logistica (31%), IT (30%), vendite e marketing (27%), ingegneria (26%), amministrazione (25%) e risorse umane (25%). Soltanto in Europa, potrebbero essere creati oltre 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro verdi entro il 2040 grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica. È quanto emerge dal secondo studio presentato da ManpowerGroup e Cepsa – leader nel settore energetico in Spagna – a Davos,”Green Molecules: The Upcoming Revolution in the European Employment Market”. Tuttavia, il rapporto rivela che la transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze cruciali necessarie a soddisfare la crescente domanda verde.

Il report parla anche dell’Italia e la colloca – insieme a Spagna e Germania – tra i Paesi che presentano le maggiori carenze di competenze, che devono essere affrontate attraverso la formazione professionale, gli strumenti di mappatura della forza lavoro e i partenariati pubblico-privati. Inoltre, la partecipazione delle donne ai lavori della green economy è in aumento, ma rimane inferiore al 40% nella maggior parte dei Paesi. Fanno eccezione Spagna e Italia, dove si prevede che le donne ricopriranno oltre il 50% dei posti di lavoro verdi diretti entro il 2040.

In Italia, Manpower ha oltre 2.000 posizioni “verdi” aperte negli ambiti di maggiore impatto sul green: efficientamento energetico ed energia elettrica, fotovoltaico, assemblaggio veicoli elettrici nell’automotive Tra le figure più ricercate nell’ambito dell’efficientamento energetico troviamo tecnici manutentori, ingegneri delle infrastrutture e civili e progettisti di impianti, molto richiesti anche nell’ambito del fotovoltaico. In questo settore sono strategici anche i manutentori e gli installatori di impianti. Nel comparto automotive/assemblaggio veicoli elettrici i più ricercati sono i tecnici manutentori, oltre ai tecnici dedicati al controllo di qualità e e agli ingegneri di prodotto. Tuttavia, le competenze verdi scarseggiano, tanto che il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi ESG e tre quarti (75%) di essi affermano di avere difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate. Tra i principali ostacoli citati dalle aziende che cercano di progredire nella transizione verde, si evidenziano il reperimento di candidati qualificati (44%), la creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e l’identificazione di competenze trasferibili (36%).

“Le aziende, per promuovere la sostenibilità e dotarsi dei profili green di cui hanno sempre più bisogno, devono mantenere le persone al centro. È essenziale che gli sforzi verso tecnologie green siano accompagnati da adeguati investimenti in upskilling e reskilling, riqualificazione e aggiornamento delle competenze” afferma Daniela Caputo, Marketing, Communication e Innovation Director di ManpowerGroup. “Solo così potranno garantire una transizione efficace verso un futuro più sostenibile. I leader d’azienda che pongono l’accento sullo sviluppo delle competenze delle persone come elemento centrale delle loro strategie net-zero possono favorire sia gli azionisti che gli stakeholder. Le aziende che trascurano questo aspetto rischiano di perdere talenti e risorse cruciali”.

Competenze green: un’opportunità per chi le padroneggia

A livello globale, solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una competenza “green”. Si tratta di una sfida per i datori di lavoro, ma anche di un’opportunità per i lavoratori: infatti, il tasso di assunzione medio per le persone con almeno una competenza verde è superiore del 29% rispetto alla media, mentre il numero di annunci di lavoro che richiedono almeno una competenza verde è cresciuto del 15% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Sotto questo aspetto, si registrano differenze sostanziali a seconda dei diversi gruppi di lavoratori considerati: infatti, mentre il 70% dei ruoli impiegatizi si dichiara pronto ad abbracciare la transizione verde, solo il 57% dei ruoli legati alla produzione afferma lo stesso.

Differenze nell’entusiasmo verso la transizione verde si riscontrano anche a livello settoriale. I lavoratori dei comparti Information Technology (75%) e servizi finanziari e immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Allo stesso tempo, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.

Differenze generazionali: giovani più ottimisti sulla transizione ecologica

In generale, la maggior parte dei lavoratori è ottimista sulla transizione verde. Anche nel valutare un’opportunità di lavoro, le persone analizzano i progressi che le aziende hanno fatto in campo ambientale, più che le promesse. Si tratta di un fatto psitivo per i datori di lavoro che investono nella costruzione di modelli di business più sostenibili.

A livello generazionale si riscontrano tuttavia delle discrepanze tra lavoratori, con una maggiore attenzione al tema sostenibilità da parte dei più giovani. Se infatti un terzo (32%) delle persone appartenenti alla Gen Z crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Baby Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla generazione Z svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% di essi afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.

Infine, il 71% dei componenti della Gen Z e il 60% dei Millennial ritiene che le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Baby Boomers. Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione. Distinguersi come azienda leader in materia di sostenibilità può dunque fare la differenza nel reclutamento di nuovi talenti.

(Foto: Glenn Carstens-Peters su Unsplash)

Ecosuntek, nuovo impianto fotovoltaico a Viterbo

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La collegata Eco Ilco ha ricevuto l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra, della potenza massima di 3 MWp.  Ecosuntek, azienda attiva nel settore delle energie rinnovabili e player di riferimento nella power generation, fa sapere che la collegata Eco Ilco, società partecipata al 50% da Eco Trade, controllata a sua volta al 63,4% da Ecosuntek, ha ricevuto l’autorizzazione per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra, della potenza massima di 3 MWp.

Il progetto, spiega una nota, sarà realizzato a fronte di un investimento previsto tra i 2,5 e i 3 milioni di Euro, presso il Comune di Acquapendente, in provincia di Viterbo, con pannelli fotovoltaici installati a terra su sistemi ad inseguimento solare.

L’avvio dei lavori per la costruzione è previsto nel primo semestre 2024 e l’impianto entrerà in funzione presumibilmente entro la fine del 2024.

Smog, 18 città su 98 oltre i limiti giornalieri di Pm10 nel 2023

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Nel 2023, 18 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di Pm10: Frosinone maglia nera con 70 giorni di sforamento, seguita da Torino (66), Treviso (63), Mantova, Padova e Venezia con 62. A preoccupare è soprattutto il confronto con i nuovi target al 2030: oggi risulterebbero oltre i limiti il 69% delle città per il Pm10, l’84% per il Pm2.5 e il 50% per l’NO2. E’ il bilancio del nuovo report di Legambiente ‘Mal’Aria di città 2024’, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign.

“Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023 – osserva l’associazione – le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’Ue, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone”.

I dati del report

Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, 18 città sulle 98 monitorate, hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di Pm10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). Erano state 29 le città oltre i parametri nel 2022 e 31 nel 2021. In testa alla classifica delle città c’è Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori ammessi, seguita da Torino (Grassi) con 66, Treviso (strada S. Agnese) 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62. Anche Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente con 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36. “I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, principalmente attribuibile alle condizioni meteorologiche ‘favorevoli’ che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog”, osserva l’associazione.

Verso la Direttiva europea in vigore dal 2030

Tuttavia, le città italiane, da Nord a Sud, presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2). Se il 2030 fosse già qui, il 69% delle città risulterebbe oltre i limiti per il Pm10, con le situazioni più critiche a Padova, Verona e Vicenza con 32 µg/mc, seguite da Cremona e Venezia (31 µg/mc), e infine da Brescia, Cagliari, Mantova, Rovigo, Torino e Treviso (30 µg/mc). Situazione analoga anche per il Pm2.5: saranno oltre i futuri limiti l’84% delle città, con i valori più alti registrati a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23 µg/mc), Treviso e Cremona (21 µg/mc), Bergamo e Verona (20 µg/mc). L’NO2 è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque oltre i parametri. Napoli (38 µg/mc), Milano (35 µg/mc), Torino (34 µg/mc), Catania e Palermo (33 µg/mc), Bergamo e Roma (32 µg/mc), Como (31 µg/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 µg/mc) sono le città con i livelli più alti.

Le azioni da mettere in campo

“Ancora una volta l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto Mal’Aria di città – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le fonti sono note così come sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog, dal riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità, dove le misure di riduzione del traffico e dell’inquinamento possono ben conciliarsi con una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti, come dimostra l’importante intervento della città a 30km/h di Bologna voluto dal sindaco Matteo Lepore e dall’amministrazione comunale. Un intervento già realizzato in diverse città europee che chiediamo sia sempre più diffuso anche in quelle italiane”.

“I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di Pm10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%, mentre per il Pm2.5 il numero di città coinvolte sale a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Non migliore la situazione per quanto riguarda l’NO2, dove 24 città dovranno ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%. Alla luce degli standard dell’Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa ancora più critica. Bisogna determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali”.

fonte adnkronos.it

Mal’Aria 2024 di Legambiente, focus Lombardia con i primi dati 2024

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Legambiente Lombardia: “Già apprezzabile un forte deterioramento rispetto ai dati registrati nel corso del 2023, necessario riformulare le politiche sia emergenziali sia strutturali sulla qualità dell’aria nella regione”

Monaco nominata European Best Destination 2024

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Oltre 1 milione di viaggiatori provenienti da 172 Paesi sono stati consultati per votare le loro Migliori Destinazioni in Europa e hanno decretato il Principato di Monaco tra le mete europee più desiderate di quest’anno.

 Monaco continua l’ascesa nello scenario turistico internazionale e conquista il prestigioso riconoscimento di “Best European Destination 2024. Il titolo annuale è conferito in seguito a una votazione pubblica che quest’anno ha coinvolto oltre 1 milione di viaggiatori provenienti da 172 Paesi chiamati a scegliere i luoghi migliori per viaggiare in Europa nel 2024. Sono 20 le destinazioni selezionate dai viaggiatori tra le oltre 500 presenti sul principale sito web di viaggi dedicato alla cultura e al turismo in Europa, e Monaco si è classificata al secondo posto.

 

Monaco si è concentrata sullo sviluppo ecologico per molti anni e la destinazione continua a espandersi e a onorare il suo impegno nei confronti della natura“, afferma il sito European Best Destinations. “È considerata una destinazione perfetta per una fuga verde che combina benessere, gastronomia, shopping, spiaggia, attività acquatiche e sport all’aria aperta“.

 

Il Principato di Monaco, nel cuore della Costa Azzurra, spicca per il grande impegno verso la sostenibilità, ma anche per l’impegno nel garantire ai turisti nazionali e internazionali il connubio perfetto tra glamour, cultura e relax che rende unico questo scrigno sulla Riviera Francese. Rinomata per la sua sicurezza, Monaco sorprende anche per la ricchezza della sua storia. Il Paese monegasco è anche la meta raccomandata per un soggiorno romantico, un viaggio in famiglia o una fuga con gli amici grazie alla varietà di offerte alberghiere in grado di soddisfare le aspettative di tutti i viaggiatori.

Con il suo Museo Oceanografico, il Palazzo del Principi e i panorami mozzafiato – dove il verde dei giardini si fonde con il blu del Mediterraneo – il quartiere di Monaco-Ville è una tappa speciale per scoprire gli scorci pittoreschi e le piacevoli passeggiate tra i pescherecci e i prestigiosi yacht.

 

Il territorio monegasco è anche sinonimo di leggenda e fascino antico che, ancora oggi, appassionano i viaggiatori di tutto il mondo. Basta passare da Place du Casino, dove si trovano il Café de Paris e l’Hôtel de Paris Monte-Carlo, per immergersi in un’epoca da sogno. A pochi passi, invece, trionfa il complesso balneare del Larvotto.

Monaco si ammira anche dall’alto. Prima di lasciare il Paese, il promontorio Tête de Chien, situato su una terrazza sopra il Big Blue, regala l’arrivederci perfetto al Principato di Monaco.

 

Sostenibilità, Hotel Milano Scala Ottiene la Certificazione ESG DCA

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I dati relativi al turismo a Milano nel 2023 sono stati eccezionalmente alti. Questo successo è da condividere con diversi attori, sia pubblici che privati, tra cui le numerose strutture ricettive presenti in città. Tuttavia, l’Assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano, Elena Grandi, sottolinea l’importanza di condividere non solo i successi, ma anche gli obiettivi ambiziosi in materia ambientale. Fa riferimento al sostegno da parte dell’Hotel Milano Scala all’iniziativa ‘Milano per gli Alberi’ e auspica che questo esempio diventi contagioso. Durante un incontro, è stata evidenziata l’adesione di Hotel Milano Scala alle best practice ESG (Ambientali, Sociali e di Governance): l’hotel ha ottenuto la Certificazione DCA ESG rilasciata da Dream&Charme e ha annunciato il sostegno all’iniziativa per prendersi cura degli alberi del Comune di Milano. L’Hotel Milano Scala ha adottato diversi accorgimenti che lo hanno reso una delle 36 strutture ricettive più sostenibili al mondo, ottenendo il riconoscimento dall’UK National Geographic Traveler nella sua guida Earth Collection. Tra questi accorgimenti, l’hotel è stato il primo a Milano a utilizzare un sistema di climatizzazione di Mitsubishi Electric a recupero di calore condensato ad acqua, unità di trattamento aria e produzione di acqua calda sanitaria che si avvale dell’elettricità come fonte di energia. Inoltre, dispone di una terrazza panoramica con un orto che fornisce materie prime per la cucina secondo la filosofia farm to table, offre aria pulita grazie al gran numero di piante e gestisce i rifiuti organici tramite il Borsino Rifiuti, da cui si ricavano anche cortesie per i clienti della struttura.

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